Pochi giorni fa nostra figlia Gaia, 17 anni, ci ha detto piangendo che non ne può più e che vuole morire.
Non è la prima volta che lo dice: questa volta però non era arrabbiata, ma triste, le sue parole esprimevano tanto dolore. Ci siamo allarmati, ma ci siamo anche chiesti che cosa la fa stare tanto male. Non vediamo niente di così terribile nella sua vita: scuola, amicizie, sport, tutto ci sembra normale.
ALESSANDRA
Risposta di Fabrizio Fantoni
– Cara Alessandra, prima di inquadrare questo stato d’animo come patologico, e senza sottovalutarlo, vi proporrei di provare a capirne il senso parlandone con Gaia. Se vi ha detto il suo dolore, probabilmente non vuole mettere in atto propositi suicidi, ma vi chiede un aiuto per comprenderlo meglio. Non spaventatevi: questa sofferenza accompagna spesso negli adolescenti la crescita e il cambiamento.
Può essere stata attivata da un fatto: un conflitto, una delusione, una rottura. L’intensità di questo dolore ha però spesso radici più profonde: la consapevolezza che qualcosa in lei è cambiato in modo irreversibile, che le sicurezze che bastavano fino a poco prima ora non sono più sufficienti e bisogna costruire nuovi equilibri, un nuovo senso da dare alla vita. Non è tanto la morte che viene invocata: è lo smarrimento di chi non sa più su che cosa basare la quotidianità e in quale direzione andare. Potete anche consultare uno specialista, ma prima è meglio leggere questo episodio come un segnale evolutivo.
Ascoltando e accogliendo gli elementi di insoddisfazione, di incertezza, i timori di Gaia senza minimizzarli né drammatizzare. Aiutandola a riconoscere le risorse che può mettere in gioco. Manifestandole la vostra stima per ciò che è e per ciò che sta diventando come donna.