Rimini da due lustri non è solo nella “capitale del turismo” della Riviera, ma dalle sue piazze levano le preghiere di migliaia di persone per fermare la guerra in Medio Oriente. Era l’estate 2014, dopo poche settimane dalla proclamazione del Califfato, l’Isis prende il controllo di un ampio territorio fra Siria e Iraq e nella notte fra il 6 e il 7 agosto 125mila cristiani sono costretti ad abbandonare le loro terre e abitazioni dirigendosi verso il Kurdistan interno, mentre altri 110mila restano come rifugiati nella zona di Erbil e Duhok. Una persecuzione - per il tramite della violenza fisica e anche ecnomica - contro i cristiani. È allora che la sera del 20 agosto a Rimini, nella piazza centrale della città, alcune centinaia di persone si riuniscono a pregare il rosario per i cristiani perseguitati e ad ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti a quegli avvenimenti. Da quella notte, ogni 20 del mese, l’iniziativa è proseguita non solo a Rimini, ma allargandosi via via ad altre tredici città italiane e alcune estere, con il coinvolgimento, inoltre, di ventisette fra monasteri e clausure d’Italia e d’Europa. Il prossimo 20 agosto 2024 segnerà i dieci anni dall’inizio di un gesto nato spontaneamente, un “appello all’umano” - come spiega il sottotitolo della manifestazione - che cerca di recuperare, con l‘intercessione della Vergine Maria, le ragioni per una convivenza, appunto, umana nel Medio Oriente percorso da divisioni etnico-religiose, violenze, guerre, oggi purtroppo ancora più gravi e apparentemente insanabili.
Isis in Siria, 2015
«Non potevamo non muoverci - spiegano i promotori del Comitato Nazarat - nell’assistere alla tragedia delle popolazioni che parlano la lingua stessa di Gesù, l’aramaico, e che vivevano in quelle terre da duemila anni, ben prima della nascita dell’Islam».. Da qui l’idea di gettare un ponte con la preghiera, con l’ascolto di testimonianze e lo scambio culturale, con la raccolta di aiuti per le famiglie e le comunità in maggiori difficoltà. Le persecuzioni contro i cristiani e contro altre minoranze religiose nell'ultimo decennio sono emerse, terribilmente, non solo nel Medio Oriente ma anche in altre zone dell’Asia e in Africa «pertanto il momento di preghiera in piazza ogni mese è servito a conoscere e a prendere coscienza delle condizioni di vita in Siria, Iraq, Nigeria, Kenia, Pakistan, Bangladesh, testimoniate da laici, sacerdoti, religiosi, vescovi, giornalisti. Nemmeno le limitazioni e le restrizioni del periodo più pesante della pandemia tra il 2020 e il 2021, hanno avuto ragione del rosario Nazarat che, pur adattandosi a leggi e regolamenti, da remoto, ha continuato a svolgersi regolarmente», dicono gli organizzatori.
Nei dieci anni appena trascorsi, l’iniziativa di Rimini ha raccolto diverse decine di migliaia di euro da destinare sotto forma di aiuti alle chiese locali, attraverso il St. Ephrem Patriarchal Development Committee che sostiene a centinaia di famiglie individuate fra quelle più vulnerabili, per la ristrutturazione delle case, per le operazioni chirurgiche e i trattamenti medici, per i vestiti a famiglie di persone disabili, un aiuto non solo materiale, ma anche culturale, come nel caso di un centro culturale a Damasco. Gli aiuti sono stati indirizzati anche all'Associazione Pro Terra Sancta, per il sostegno alla presenza francescana a Damasco e Aleppo e per i cristiani a Mosul. Una presenza, quella cristiana in Medio Oriente e in altri paesi africani e asiatici, che pur essendo minoritaria può dare un contributo insostituibile alla convivenza civile.
Appuntamento per il decennale del rosario in piazza è per martedì 20 agosto alle ore 20:30, in Piazza Tre Martiri - adiacenze Tempietto di Sant’Antonio - a Rimini alla presenza il vescovo, monsignor Nicolò Anselmi.