Nel corso di una vita di circa 80 anni, ingeriamo qualcosa come 30-40 tonnellate di cibo. Una quantità enorme di cui ci rendiamo poco conto nella quotidianità. Considerata la massa di cibo che transita nel nostro organismo nel tempo, non c’è nulla da stupirsi se la maggior parte delle malattie può essere prevenuta seguendo un’alimentazione corretta e, al contrario, favorita da un modo di alimentarsi disattento e caotico. Del resto, nella nostra automobile, un singolo pieno con il carburante sbagliato sarebbe sufficiente a danneggiare seriamente il motore. Per fortuna, il nostro corpo non è un motore e ha un’adattabilità enorme e, dunque, un’elevata tolleranza per i nostri errori. Prima o poi, però, inevitabilmente ci presenta il conto in termini di sovrappeso, ipercolesterolemia, ipertensione, insulino resistenza e a volte, con il tempo, condizioni più serie come diabete, infarto, ictus, Alzheimer e perfino i tumori, tutte patologie che hanno qualche connessione con il nostro stile di vita e, nello specifico, con le nostre scelte alimentari. Certamente, la medicina ha fatto passi avanti nella gestione di molte di queste malattie, ma non riesce comunque a evitare un impatto negativo sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette.
Appare, dunque, assurdo continuare a fare scelte di vita che favoriscono lo sviluppo di problematiche anche gravi, per poi ricercare disperatamente una cura alle stesse.
Curare l’alimentazione, e iniziare a farlo presto, rappresenta un’opportunità fondamentale che possiamo offrire al nostro corpo di stare bene davvero. In termini generali, occorre capire come eliminare ciò che lo danneggia e fornire ciò che lo ripara.
La conferma di queste tesi arriva dalla nuova disciplina dell’epigenetica, la scienza che studia proprio come alimenti e altri stimoli, come l’attività fisica e la condizione psicologica, influenzano l’attività dei nostri geni. Gli scienziati ci suggeriscono che sia possibile spegnere i geni cattivi e accendere quelli buoni, fornendo al corpo, e quindi alle cellule, gli ingredienti giusti, a partire da quelli alimentari. Questo, a sua volta, permette di avere qualche chance in più di invecchiare con grazia e forza, puntando, non tanto alla longevità quanto alla qualità della vita.
Ecco allora cinque regole base per adottare un’alimentazione antiaging a partire da domani:
* ridurre zuccheri e cereali raffinati, usare solo cereali integrali, frutta e soprattutto verdura come fonte di carboidrati e di fibra;
* non ridurre le proteine, ma selezionarne l’uso, dando più spazio a pesce, uova, legumi e carni magre;
* non ridurre i grassi, ma selezionarli dando la preferenza a olio extravergine d’oliva, frutta a guscio, avocado;
* ridurre il sale a favore delle spezie;
* usare il modello del piatto unico per equilibrare l’apporto di nutrienti.
Anche se va molto di moda attribuire specifiche proprietà a singoli alimenti, va ricordato che l’alimentazione ha effetti sulla nostra salute nel suo complesso e anche in associazione con l’attività fisica. Non bisogna, quindi, puntare su singoli cibi, ma su un modello di alimentazione e di stile di vita complessivamente salutare.
Anche demonizzare singole categorie di alimenti è una moda errata, soprattutto quando le critiche si concentrano su intere categorie di cibi che, da sempre, sono fondamentali per la salute umana. Questo è il caso delle proteine animali, oggi messe sotto accusa in toto, senza che esistano studi sufficientemente seri a riguardo. Anzi, uno studio recente ha messo in evidenza come un maggior apporto di proteine animali sia associato a un minore declino funzionale nell’anziano sia sul piano fisico che mentale, e come un tale effetto non si ottenga, al contrario, con le proteine vegetali che sono di un valore biologico inferiore.
Va comunque tenuto presente che, in ambito nutrizionale, la stragrande maggioranza di studi è di tipo osservazionale e, dunque, non in grado di determinare una relazione causa-effetto tra fenomeni studiati, ma solo di lanciare ipotesi che molto raramente vengono confermate con accurati studi sperimentali. Dunque, anche per questo, continua a essere valido il suggerimento di non fare scelte drastiche e di puntare, invece, alla genuinità degli alimenti introdotti con regolarità.