Per avere una panoramica concreta riguardante i numeri più recenti sull’interruzione di gravidanza e l’identikit delle donne che vi ricorrono, Tony Persico, economista, esperto di statistica e volontario del Mpv, ha presentato, al 42° convegno, i dati del Ministero.
Quanti sono gli aborti oggi e qual è il trend?
«Gli aborti sono passati da poco meno di centomila nel 2010 a 60 mila nel 2020. Con un trend di riduzione costante, ma con una accelerazione del ricorso ai metodi farmacologici, evidentemente destinati a superare quelli chirurgici nei prossimi anni. La battaglia, quindi, non è finita».
Chi sono le donne che abortiscono?
«Per quanto riguarda l’età i due picchi numerici delle interruzioni di gravidanza li abbiamo tra le giovani senza figli (20-24 anni) e tra le adulte (30-39) con già due figli. Aumentano i casi tra le donne in cerca di occupazione e diminuiscono tra le occupate. I dati parlano anche di un incremento nelle single e di una diminuzione tra le coniugate. Il matrimonio sembra quindi un fattore protettivo»
Secondo questi dati a cosa si devono preparare i CAV per il futuro?
«Se mettiamo insieme l’aumento degli aborti nelle nubili e quello del ricorso al metodo farmacologico, questi due dati ci dicono che in futuro l’aborto sarà sempre più una tragedia solitaria e privata. Per questo penso che i CAV debbano imparare a proporre soluzioni diversificate. Per esempio, contrastare gli aborti delle giovani promuovendo il sostegno psicologico. Per quello delle donne adulte pensando a un supporto economico. Il fatto che si trasformerà in un dramma solitario e domestico chiede che i volontari siano sempre raggiungibili dalla donna fino a un minuto prima della decisione irreversibile. Perché possano essere contattabili facilmente vanno promossi e presidiati i canali di comunicazione più veloci e immediati come la chat di Sos vita. Il cellulare, oggi, è sempre a portata di mano e se si vuole chiedere aiuto è lo strumento più vicino».
Cose ne è del parto in anonimato e dell’adozione?
«In Italia non siamo ancora riusciti a superare appieno le potenzialità di questo strumento. In altri paesi, come negli Usa, è uno dei principali mezzi di prevenzione dell’aborto. Occorre, nel nostro Paese, superare lo stigma e snellire le procedure. Bisognerebbe anche promuovere le culle per la vita. Non se ne parla mai abbastanza. I bambini abbandonati e salvati sono l’inno più credibile della vita che può vincere qualunque difficoltà».