L'assessore al Bilancio Sergio Rolando (d) e il capo di Gabinetto Paolo Giordana negli uffici della Procura in attesa di essere interrogati nell'ambito dell'inchiesta sull'area ex Westinghouse (17 ottobre, foto Ansa).
«Funzionario pubblico, prete, appassionato di politica: un miscuglio esplosivo!». Così si definiva, sul suo profilo Twitter, Paolo Giordana, ex capo di gabinetto e portavoce della sindaca di Torino, Chiara Appendino. Giordana si è appena dimesso da suo incarico, perché, stando ad alcune intercettazioni telefoniche, avrebbe contattato il presidente di Gtt (Gruppo Torinese Trasporti), l'azienda che gestisce il trasporto pubblico locale, chiedendogli di far togliere una multa a un suo amico.
Paolo Giordana è, a Torino, una figura chiave. E' salito alla ribalta nel giugno 2016, quando Appendino, giovane candidata del M5S, ha stravinto, contro ogni previsione, le elezioni comunali, ponendo fine a 25 anni di governo del centrosinistra. Strettissimo consigliere della Sindaca, il capo di gabinetto ha avuto, nel primo anno a guida grillina, un ruolo di assoluta centralità, tanto da condizionare in maniera determinante le scelte di governo. Fin da subito è stato dipinto come una potente eminenza grigia: i giornali lo hanno spesso definito “richelieu”, “rasputin” o addirittura “sindaco ombra”, soprattutto nei primi mesi dopo l'insediamento di Appendino. Per questo è stato anche oggetto di forti attacchi: dai banchi dell'opposizione (ma non solo) sono spesso piovute critiche contro il suo peso politico, da molti ritenuto troppo ingombrante. Una figura centrale quanto discussa, dunque. E una biografia poliedrica, nella quale s'intrecciano politica, fede, cultura e passioni varie.
Dei trascorsi di Paolo Giordana (classe 1976), infatti, fanno parte anche gli studi in seminario. Ben prima dell'ordinazione, però, quest'uomo irrequieto abbandona il cattolicesimo per avvicinarsi, dopo varie esperienze, alla chiesa ortodossa. Si proclama prete della cosiddetta chiesa autonoma del patriarcato autocefalo di Parigi o chiesa ortodossa d'Europa. A Torino segue diversi gruppi di fedeli, in vari luoghi (compreso un edificio di culto poi chiuso per far posto a un sushi bar). Parallelamente alla strada religiosa, si colloca l'impegno politico, iniziato già all'università, con la nomina a Rappresentante degli Studenti nel Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche dell'ateneo torinese, dove Giordana si laurea nel 2002. Tre anni più tardi, sempre a Torino, Giordana ottiene un master in Business and Administration. A Palazzo Civico entra a metà anni '90, come staffista di un assessore dell'allora sindaco Valentino Castellani. Negli anni ricopre vari incarichi, diventando un profondo conoscitore della macchina comunale. Decisivo, poi, l'incontro con Chiara Appendino: una “folgorazione” per entrambi. I due si scoprono uniti da comuni vedute. Insieme scrivono un libro: “La città solidale, per una comunità urbana” (2015), una sorta di manifesto. E secondo varie ricostruzioni, sarebbe stato proprio il futuro capo di gabinetto a intravedere in Chiara Appendino un carisma da leader. Lui stesso avrebbe organizzando e orchestrato gran parte della campagna elettorale.
Uomo di profonda cultura (cosa che i anche i detrattori gli riconoscono), Giordana ha numerose passioni. Tra queste, la storia, la musica, specialmente quella barocca, la saga cinematografica di Star Trek, i riti e le tradizioni sabaude. Se i dati delle intercettazioni saranno confermati dalla magistratura, la sua sarebbe davvero una singolare parabola: aderire al M5S, facendosi paladino della trasparenza, e cadere per una multa fatta togliere a un amico.