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martedì 13 maggio 2025
 
udienza
 

«Dio ci ama anche se siamo peccatori»

28/10/2020  Il Battesimo di Gesù nel Giordano, insieme con tutta l'umanità sofferente, ci apre le porte del cielo e ci fa capire, spiega papa Francesco, che «anche nelle ore più buie in cui ci sembra che la vita sia stata inutile, che siamo figli amati dal Signore». Al termine dell'udienza, Francesco ha espresso tutto il suo sconcerto per la strage di Kumba, in Camerun, dove sono stati uccisi otto bambini (ma il bilancio non è definitivo) mentre erano a scuola.

Papa Francesco arriva in anticipo in Aula Paolo VI per la consueta udienza del mercoledì. Non stringe mani e non passa nel corridoio centrale per evitare assembramenti. E commenta subito i Vangeli di Marco e di Matteo nei brai che parlano del battesimo nel fiume Giordano. «Gli Evangelisti», spiega, «concordano nell’attribuire importanza fondamentale a questo episodio. Narrano di come tutto il popolo si fosse raccolto in preghiera, e specificano come questo radunarsi avesse un chiaro carattere penitenziale».

Il Battesimo il primo atto pubblico di Gesù- Ed è un atto di «preghiera corale del popolo, una preghiera penitenziale, dove tutti si riconoscevano peccatori. Per questo il Battista vorrebbe opporsi, e dice: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. Ma Gesù insiste: il suo è un atto che obbedisce alla volontà del Padre, un atto di solidarietà con la nostra condizione umana. Egli prega con i peccatori del popolo di Dio. Non rimane sulla sponda opposta del fiume, per marcare la sua diversità e distanza dal popolo disobbediente, ma immerge i suoi piedi nelle stesse acque di purificazione».

In questo modo Gesù ci manifesta un Dio che non è lontano. «L’incarnazione lo ha rivelato in modo compiuto e umanamente impensabile. Così, inaugurando la sua missione, Gesù si mette a capofila di un popolo di penitenti, come incaricandosi di aprire una breccia attraverso la quale tutti quanti noi, dopo di Lui, dobbiamo avere il coraggio di passare».

Insieme con Gesù, sulle sponde del Giordano, c’è tutta l’umanità, penitente e umile. Papa Francesco ricorda che al Giordano ci si avvicina «nuda l’anima e nudi i piedi perché per pregare ci vuole umiltà». E Gesù incarna e insegna questa umiltà, si mette in fila con i peccatori, con tutta l’umanità «con il popolo dei peccatori: quelli che pensavano di non poter essere amati da Dio, quelli che non osavano andare al di là della soglia del tempio, quelli che non pregavano perché non se ne sentivano degni. Gesù è venuto per tutti, anche per loro, e comincia proprio unendosi a loro».

E mentre Gesù veniva battezzato e stava in preghiera, «il cielo si aprì», ricorda il Vangelo. Perché, spiega il Papa, «pregando, Gesù apre la porta dei cieli, e da quella breccia discende lo Spirito Santo. E dall’alto una voce proclama la verità stupenda: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Questa semplice frase racchiude un immenso tesoro: ci fa intuire qualcosa del mistero di Gesù e del suo cuore sempre rivolto al Padre. Nel turbinio della vita e del mondo che arriverà a condannarlo, anche nelle esperienze più dure e tristi che dovrà sopportare, anche quando sperimenta di non avere un posto dove posare il capo, anche quando attorno a Lui si scatenano l’odio e la persecuzione, Gesù non è mai senza il rifugio di una dimora: abita eternamente nel Padre».

Questa è l’importanza della preghiera. Se una sera, sottolinea Francesco, «ci sembra che la vita sia stata del tutto inutile, dobbiamo in quell’istante supplicare che la preghiera di Gesù diventi anche la nostra. Udremo allora una voce dal cielo, più forte di quella che sale dai bassifondi di noi stessi, bisbigliare parole di tenerezza: “Tu sei l’amato di Dio, tu sei figlio, tu sei la gioia del Padre dei cieli”. Proprio per noi, per ciascuno di noi echeggia la parola del Padre: anche se fossimo respinti da tutti, peccatori della peggior specie. Gesù non scese nelle acque del Giordano per sé stesso, ma per tutti noi. Ha aperto i cieli, come Mosè aveva aperto le acque del mar Rosso, perché tutti noi potessimo transitare dietro di Lui. Gesù ci ha regalato la sua stessa preghiera, che è il suo dialogo d’amore con il Padre. Ce lo ha donato come un seme della Trinità, che vuole attecchire nel nostro cuore. Accogliamolo! Sempre con lui e non sbaglieremo».

 

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