Ricordi personali e considerazioni sull’attualità, annotazioni teologiche e piccolo aneddoti: attorno alla figura dei giovani papa Francesco costruisce un altro capitolo del suo magistero, che va a preparare il prossimo Sinodo, dedicati ai giovani e al discernimento vocazionale, che si terrà in Vaticano, in ottobre. E lo fa con il libro intervista, scritto da un giovane giornalista e scrittore, Thomas Leoncini, presentato alla vigilia della Giornata mondiale della gioventù che, nella ricorrenza della domenica delle Palme, si celebra in Vaticano e nelle diocesi dei cinque continenti. Con “Dio è giovane”, questo è il titolo, Francesco afferma “che i giovani, ovvero i grandi scartati del nostro tempo inquieto, sono in realtà “della stessa pasta” di Dio. Che le loro migliori caratteristiche sono le Sue. Un Dio non solo Padre – e Madre, come già aveva rilevato Giovanni Paolo I – ma Figlio, e per questo Fratello”, scrive l’autore nell’introduzione.
La conversazione, che procede divisa in tre capitoli - Giovani profeti e vecchi sognatori; In questo mondo; Insegnare è imparare - si apre con l’affermazione che “Non esiste la giovinezza, ma esistono i giovani”; e il giovane è colui che “va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti. Parlare dei giovani significa parlare di promesse, e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza”. “Un giovane ha qualcosa del profeta, e deve accorgersene. Un profeta dell’oggi ha capacità sì di condanna, ma pure di prospettiva. I giovani hanno tutte e due queste qualità. Sanno condannare, ma anche tante volte non esprimono bene la loro condanna. E hanno anche la capacità di scrutare il futuro e guardare più avanti”.
Nel suo discorso Francesco si rivolge non solo ai giovani di tutto il mondo, dentro e fuori la Chiesa, ma anche a tutti quegli adulti che a vario titolo hanno un ruolo educativo e di guida nella famiglia, nelle parrocchie e nelle diocesi, nella scuola, nel mondo del lavoro, nell’associazionismo, nelle istituzioni più diverse. E il giudizio del Papa sul mondo degli adulti è molto duro: “Dovremmo chiedere perdono ai nostri ragazzi perché non sempre li prendiamo sul serio”. “Non sempre li aiutiamo a vedere la strada e a costruirsi quei mezzi che potrebbero permettere loro di non finire scartati. Spesso non sappiamo farli sognare e non siamo in grado di entusiasmarli”. “Gli adulti spesso sradicano i giovani, estirpano le loro radici e invece di aiutarli a essere profeti per il bene della società, li rendono orfani e scartati. I giovani di oggi stanno crescendo in una società sradicata”. E la rete non può sostituire la concretezza delle relazioni. “Oggi le reti sociali sembrerebbero offrirci questo spazio di connessione con gli altri; il web fa sentire i giovani parte di un unico gruppo. Ma il problema che Internet comporta è la sua stessa virtualità: il web lascia i giovani per aria e per questo estremamente volatili”.
Ma cosa non deve mai mancare a un giovane? chiede Leoncini nel finale: “Entusiasmo e gioia” risponde il Papa e poi “il senso dell’umorismo”. “Per poter respirare è fondamentale il senso dell’umorismo, che è connesso alla capacità di gioire, di entusiasmarsi. L’umorismo aiuta anche a essere di buonumore, e se siamo di buonumore è più facile convivere con gli altri e con noi stessi”. Quindi, aggiunge altre due caratteristiche, coerenza e fecondità: “Prima vengono entusiasmo, gioia, e da qui il senso dell’umorismo, e poi viene la coerenza. Dalla coerenza passa tutto. Grazie alla coerenza possiamo essere credibili, e se siamo credibili possiamo essere amati per ciò che siamo davvero, senza maschere. Quindi la fecondità: donare la vita agli altri”.
La conclusione è un appello alla speranza, ad andare avanti: “A tutti i giovani, ma non solo a loro, dico: non abbiate paura delle diversità e delle vostre fragilità; la vita è unica e irripetibile per quello che è; Dio ci aspetta ogni mattina quando ci svegliamo per riconsegnarci questo dono. Custodiamolo con amore, gentilezza e naturalezza”. Il Papa ha voluto vergare di suo pugno il titolo del libro sulle copertine delle sei principali lingue. In Italia è pubblicato da Edizioni Piemme, casa editrice del Gruppo Mondadori, che ne gestisce i diritti mondiali.