A volte le ferite diventano feritoie da cui entra la luce. E le vite colpite al centro, che parevano perdute per sempre, sanno trasformarsi in esempi di rinascita. Lo testimonia con forza il libro Dalla disperazione alla speranza (Edizioni Dottrinari, 260 p.) di don Nello Senatore, parroco in un quartiere difficile di Salerno. Il sacerdote e la comunità da lui guidata hanno raccolto le storie di persone che hanno incontrato il male: la delinquenza, la camorra, la droga. Storie di gente convinta di aver addosso, irrimediabilmente, il marchio della sconfitta. E che invece, pur tra fatiche, sofferenze e traiettorie improbabili, ha trovato la forza per rialzarsi.
Sant’Eustachio è un quartiere alla periferia di Salerno: «10.000 persone sono state ammassate nel rione dopo il terremoto del 1980» ci racconta don Nello, 60 anni e un passato da docente. E’ terra vivacissima, piena di calore, colori ed esuberanza, ma è anche terra di problemi stratificati e di povertà croniche. Qui il sacerdote, che da tre anni guida l’omonima parrocchia, lavora con un gruppo di volontari, per alleviare il disagio e stare accanto a chi fa più fatica. Da questo impegno sono nati tanti incontri, alcuni dei quali raccontati nel libro. Nulla di più distante dalla retorica dei buoni sentimenti. Sono storie dure, a tratti crude. E non sempre c’è il lieto fine. Però «vogliamo dire con forza che niente è perduto per sempre. Vogliamo dire che è possibile farcela, anche quando sembra impossibile». Emergono vissuti drammatici: chi è venuto al mondo in famiglie già segnate da odio e vendette incrociate; chi, per trent’anni, non ha visto altro che celle carcerarie; chi, per disperazione e mancanza di prospettive, si è lasciato irretire nella trappola dell’eroina; chi, da adolescente, ha avuto i criminali camorristi come unici modelli da seguire e imitare. «Credo che il tratto comune sia quello della disumanità, della mancanza di riferimenti affettivi e della solitudine di fronte alle tante amarezze che la vita può riservare». Se esiste un antidoto, si chiama comunità.
Oggi più che mai, vivere e operare a Sant’Eustachio «è una sfida titanica» dice il religioso. «Con il Covid la situazione è ancora peggiorata e per molti lavoratori, già precari, il lockdown è stato il colpo di grazia. Oggi la nostra Caritas parrocchiale aiuta circa 220 famiglie, quindi più o meno un migliaio di persone». Ma nonostante tutto, come ricorda il titolo del libro «siamo chiamati a testimoniare la speranza del Vangelo», in uno sforzo che unisce impegno sociale e azione pastorale. Anche sul piano della testimonianza di fede «abbiamo bisogno di vie nuove. Ad esempio, cerchiamo di avvicinare i fedeli alla lettura della parola di Dio. E di riscoprire il senso profondo di alcuni segni comunitari, come le processioni, che talvolta si sono ridotti a mero folklore e devozione superficiale».
Il libro, che si apre con una prefazione di don Luigi Ciotti, colpisce anche per la quantità di citazioni, spunti letterari e filosofici che contiene. Sicuramente l’esperienza di don Nello come insegnante ha pesato. Ma c’è anche dell’altro: «cerchiamo di educare alla ricerca di bellezza. La cultura è un grimaldello che smuove i macigni del cuore». Come il religioso tiene a sottolineare, la stesura del volume ha coinvolto, a vario titolo, un’intera comunità. Ad esempio c’è chi, come la sociologa Roberta Longo, si sta occupando di diffondere e far conoscere i contenuti del libro. «Nel leggere queste pagine, che credo siano utili per la rinascita di tanti, ho ripensato spesso alle riflessioni del grande sociologo e filosofo Zygmunt Bauman sulla cosiddetta società liquida» spiega. «Siamo spesso vittime di un sistema che spinge all’individualismo sfrenato e alla crisi della comunità. Dobbiamo invece rispondere rafforzando le relazioni, verso una società solida e solidale. Ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte».
Il ricavato dalla vendita del libro sarà devoluto alle necessità della parrocchia.