Lisbona
dalla nostra inviata
Anche il Papa ha fretto di recarsi all’incontro con i giovani. Arriva in anticipo al Parque Eduardo VII, la grande area di 25 ettari situata nel cuore di Lisbona. Insieme con quella portoghese, che quotidianamente, gigantesca, sventola sul parco ci sono bandiere di tutto il mondo. Ci sono quella cinese e quella turca, oltre alle numerosissime spagnole, italiane, francesi e statunitensi (dagli Usa sono arrivati in circa ventimila).
Tre Papi, 17 città del mondo e milioni e milioni di pellegrini. Folle oceaniche, come quella che accoglie Bergoglio venuto qui per parlare ai ragazzi, ma anche per ascoltarli. Per farsi «contagiare dalla vostra gioia. È bello essere insieme a Lisbona», dice loro Francesco. «Siete stati chiamati qui da me, dal Patriarca, dai vostri Vescovi, sacerdoti, catechisti e animatori. Ringraziamoli per questo e facciamo loro un bell’applauso! Però è soprattutto Gesù che vi ha chiamati: ringraziamo Lui con un altro forte applauso! Amici, non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni».
Ripete loro che ciascuno è stato chiamato per nome, «chiamati perché amati». E allora, in questa Gmg bisogna aiutarci a «riconoscere questa realtà essenziale: siano questi giorni echi vibranti della chiamata d’amore di Dio, perché siamo preziosi ai suoi occhi, nonostante quello che a volte vedono i nostri occhi, annebbiati dalle negatività e abbagliati da tante distrazioni. Siano giorni in cui il tuo nome, attraverso fratelli e sorelle di tante lingue e nazioni che lo pronunciano con amicizia, risuoni come una notizia unica nella storia, perché unico è il palpito di Dio per te. Siano giorni in cui fissare nel cuore che siamo amati così come siamo. Questo è il punto di partenza della GMG, ma soprattutto della vita».
Essere chiamati per nome significa che non siamo numeri, ma volti. E fa notare, il Pontefice, che «tanti, oggi, sanno il tuo nome, ma non ti chiamano per nome. Il tuo nome infatti è noto, appare sui social, viene elaborato da algoritmi che gli associano gusti e preferenze. Tutto questo però non interpella la tua unicità, ma la tua utilità per le indagini di mercato. Quanti lupi si nascondono dietro sorrisi di falsa bontà, dicendo di conoscere chi sei ma non volendoti bene, insinuando di credere in te e promettendoti che diventerai qualcuno, per poi lasciarti solo quando non interessi più. Sono le illusioni del virtuale e dobbiamo stare attenti a non lasciarci ingannare, perché tante realtà che ci attirano e promettono felicità si mostrano poi per quello che sono: cose vane, superflue, surrogati che lasciano il vuoto dentro. Gesù no: Lui ha fiducia in te, in ognuno di noi, di ognuno di noi importa a Gesù».
Come Chiesa, sottolinea, siamo una comunità di chiamati, «non dei migliori – no, assolutamente no – ma dei convocati, di quanti accolgono, insieme agli altri, il dono di essere chiamati, chiamati così come siamo, con i problemi che abbiamo. gesù vi chiama così come sono non come vorrei essere. Siamo la comunità dei fratelli e delle sorelle di Gesù, figli e figlie dello stesso Padre». Parla delle lettere che gli sono state inviate e nelle quali i ragazzi hanno espresso paura di non essere accettati, paura di sentirsi giudicati ed esclusi. Nella bella coreografia con cui i giovani lo hanno accolto, alcuni di loro ne hanno letto brani esprimendo anche la felicità di partecipare alla festa della gmg 2023 e di sentirsi ascoltati nelle proprie difficoltà, dalla necessità di emigrare a quella di vivere la fede in un Paese con tanta corruzione, con crisi di alimenti e di medicine, a quella di non sapere cosa fare della propria vita. «Amici, vorrei essere chiaro con voi», li rassicura il Papa, «che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti e, quando non c’è, per favore, facciamo in modo che ci sia, anche per chi sbaglia, per chi cade, per chi fa fatica. C'è spazio per tutti, tutti, tutti, tutti». E vuole che i giovani lo ripetano in coro, ognuno nella sua lingua: «Tutti, tutti tutti, nella Chiesa c'è posto per tutti. Perché la Chiesa è, e dev’essere sempre di più, quella casa dove risuona l’eco della chiamata per nome che Dio rivolge ad ognuno. Il Signore non punta il dito, ma allarga le braccia: ce lo mostra Gesù in croce. Lui non chiude la porta, ma invita a entrare; non tiene a distanza, ma accoglie. In questi giorni inoltriamo il suo messaggio d’amore, che libera il cuore e lascia una gioia che non svanisce». Come si può fare a mantenere la fede, a continuare a sperare, a essere d’aiuto agli altri, si chiedono i giovani e il Papa suggerisce: «Chiamando gli altri per nome. Chiedete il nome a chi incontrate e poi pronunciate i nomi degli altri con amore, aggiungendo senza paura: “Dio ti ama, Dio ti chiama”. Ricordatevi a vicenda che siete preziosi. Non temete di dirvi anche: “Fratello, sorella, è bello che tu esista”. Credete a questo? Ci state? Anche voi stasera mi avete fatto delle domande, tante domande. Fare domande è giusto, anzi spesso è meglio che dare risposte, perché chi domanda resta “inquieto” e l’inquietudine è il miglior rimedio all’abitudine, a quella normalità piatta che anestetizza l’anima».
Possiamo andare avanti nonostante i nostri limiti perché In questo abbiamo l’aiuto di una Madre che ci tiene per mano: «Andiamo avanti perché abbiamo uno scudo: DIo ci ama. Diciamolo tutti in e abbiamo uno scudosieme».