logo san paolo
mercoledì 27 settembre 2023
 
Narrativa e spirito
 
Credere

Dio si nasconde ma poi si fa trovare

03/08/2022  «La fede è un cammino faticoso», dice Giuseppe Lupo, che nel racconto dei “Luoghi dell’anima”, in uscita sul prossimo numero di Credere, svela la bellezza dei santuari immersi nel verde, raggiungibili solo dopo lunghe camminate

Ogni anno, in estate e in inverno, quando da Milano ritorna al suo paese natale vicino a Potenza, Giuseppe Lupo sale sempre a piedi al Santuario di Pierno. È un appuntamento dell’anima, anzi, è il suo “luogo dell’anima”, il protagonista del racconto che pubblicheremo sul prossimo numero di Credere. Lì lo scrittore e docente ritrova anche le tracce dei suoi genitori giovanissimi, ora pensionati: il padre che insegnava in una scuola di Pierno, la madre in una piccola scuola nel bosco.

«Erano maestri elementari, i primi anni era durissimo, a piedi, con la neve. Fare il maestro elementare resta comunque una vocazione: loro credevano in ciò che facevano. Sono stato fortunato: sono nato in una famiglia che ama i libri, la lettura e le parole. A partire da mio nonno, con i suoi lunghi racconti che non finivano mai, a puntate. Per noi le parole erano come il pane che uno si passa sulla tavola». Giuseppe Lupo ha una parlata che trasmette entusiasmo, con le cadenze del nord che si impastano con quelle delle origini lucane. Ne ha fatta tanta di strada: dopo l’infanzia e l’adolescenza in Basilicata, si è trasferito a Milano per laurearsi, ha iniziato a insegnare e ora è scrittore e docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano

Il trauma del silenzio

In uno dei suoi romanzi più noti, Breve storia del mio silenzio (Marsilio), Lupo racconta il trauma che l’ha colpito da piccolo, quando, con la nascita della sorellina, di colpo non ha più parlato: «Ho voluto dare speranza a tanti, perché non sempre i traumi sono negativi, talora possono aprire una serranda, l’handicap può divenire una risorsa. L’ho testimoniato girando per molte scuole prima della pandemia: bisogna fare tesoro di tutto, perché tutto serve e tutto ti nutre. La mia vocazione di scrittore, l’amore per la parola meditata che nasce dal silenzio, è nata da quel fatto lì»

L'appuntamento di Agosto

  

A ottobre uscirà il suo nuovo libro edito da Marsilio, la continuazione ideale de Gli anni del nostro incanto (Marsilio), la storia di un gruppo di amici che arrivano a Milano negli anni Ottanta, si conoscono in un pensionato studentesco e percorrono quarant’anni di vita parallela. Inizia con la vittoria dei Mondiali e si conclude alla vigilia della pandemia: «Per me è il libro che chiude il secolo». In agosto però lo aspetta Pierno, il santuario sul monte immerso nel verde, che si raggiunge dopo una lunga e faticosa camminata: in quel cammino lo scrittore ritrova ogni volta se stesso. «Quel pellegrinaggio è un modo anche per mettere ordine dentro di sé: in senso cristiano si chiamerebbe esame di coscienza.

Che cosa hai fatto, cosa no, che cosa poteva essere fatto meglio. Inizio durante il cammino un dialogo con me stesso anche per rappacificare delle ferite e medicarle. In questo camminare il tempo si fa tutt’uno, si fanno i conti con il passato, ci si proietta nel futuro e si torna al presente con leggerezza. È come se uno si riconciliasse con il suo tempo: alla fine del viaggio hai rimesso insieme tutti i pezzi, quindi ti sei riappropriato di un tempo, di solito dilaniato, che non basta mai. Siamo sempre impegnati a rincorrerlo: in quel momento il tempo si ricompone con naturalezza, riacquista la sua cadenza, un’ora dura un’ora»

La pienezza dell'essere

Giuseppe Lupo non ha indugi: per lui i luoghi dell’anima sono quelli in cui si riesce a vivere nella pienezza di se stessi. «Viviamo con la sensazione di essere lacerati, vuoi per un distacco, una separazione, o anche per il dubbio di una scelta, l’aver imboccato una strada anziché un’altra. Ecco, il luogo dell’anima è quel momento in cui si ritorna all’unità». Prosegue: «Può anche non essere un santuario, può essere la casa dove sei cresciuto. Per esempio un altro luogo dell’anima è stato per me la cima di una collina, che domina il paesaggio in cui sono nato. Dall’alto si vede una vallata selvaggia, senza tracce umane. Un pomeriggio, era la vigilia di Natale del 1989, mi è parso di percepire una sensazione di assoluto, come se quella collina fosse stata una specie di santuario. Per pochissimi secondi è come se avessi visto più in là, con grande chiarezza e serenità. Sono ritornato altre volte lì in cima ma non ho trovato quello che ho percepito quella volta»

Raccogliersi nella quiete

  

In Lombardia o lungo l’Appennino ci sono delle chiesette abbandonate che improvvisamente si aprono in mezzo al verde: «Anche queste le sento luoghi per la mia anima. C’è un silenzio che invita a ricomporsi e che contiene le voci e le preghiere di tanti che ci hanno preceduti nei secoli» Sono questi i luoghi che Giuseppe Lupo predilige: non le grandi cattedrali ma le cappelle lungo i sentieri, le piccole chiese umili, dove ricercare quel Dio che si nasconde. E che, come mi dice, «va stanato»

Il Dio sconosciuto

Nella cappella dell’Università Cattolica di Milano, dove Lupo lavora, si legge questa frase: «Adoro te devote latens deitas (Ti adoro devotamente, divinità che ti nascondi), attribuita a san Tommaso d’Aquino», spiega lo scrittore. «Dio si nasconde, è sconosciuto. La fede è un cammino, ed è faticosa: perché Cristo è risorto quando nessuno l’ha visto? Poteva farlo in maniera plateale, davanti a tutti. Il problema è proprio il nascondimento, quello che accade nel buio, che non si vede. Ci chiede un lavoro che va contro la nostra pigrizia. Non mi faccio portavoce di verità, mi sento uno che cerca la verità, il mio atteggiamento è quello del cercare. Soprattutto ti devi mettere dalla parte di chi non crede, sposando le incertezze di chi dubita, più che le sicurezze di chi crede». E conclude Lupo: «Un po’ come faceva il cardinale Carlo Maria Martini con la Cattedra dei non credenti. E ricordare sempre che Dio non è la soluzione di tutti i problemi, Dio è il problema»

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo