2014, anno disastroso per milioni di esseri umani
«Il
2014 è stato un anno catastrofico per milioni di persone
intrappolate nella violenza». È lapidario Antonio Marchesi,
presidente di Amnesty International Italia, in occasione della
presentazione del Rapporto 2014-2015 della organizzazione premio
Nobel che ogni anno analizza la situazione dei diritti umani nel
mondo.
Rispetto
agli anni scorsi, il Rapporto 2014-2015 (pubblicato in Italia da
Castelvecchi) viene presentato in anticipo, come se Amnesty sentisse
l'urgenza di denunciare quella che Marchesi definisce «la
vergognosa e inefficace risposta globale alle atrocità degli Stati e
dei gruppi armati».
In 131 Paesi maltrattamenti e torture
Il
Rapporto analizza la situazione dei diritti umani riscontrata nel
2014 in 160 Paesi e ricava un quadro sconfortante: in 131 Paesi ci
sono stati maltrattamenti e torture, in 62 i governi hanno messo in
carcere prigionieri di coscienza, in 93 si sono svolti processi
iniqui, in 35 i gruppi armati hanno commesso abusi, in 18 sono stati
compiuti crimini di guerra.
I
conflitti armati e il terrorismo, secondo Amnesty, hanno causato “una
delle peggiori crisi dei rifugiati cui il mondo abbaia mai
assistito”. Il numero dei rifugiati fuggiti dal conflitto in Siria
tocca i 4 milioni e sarebbero 3.400 i migranti e rifugiati annegati
nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l'Europa.
«Il
quadro complessivo dello stato dei diritti umani è tetro», dice
Marchesi, «ma le soluzioni ci sono». Da qui la richiesta di
Amnesty International ai cinque Stati membri permanenti del Consiglio
di sicurezza dell'Onu di "rinunciare al loro diritto di veto nei casi
di genocidio o di altre atrocità di massa".
«È irresponsabile il flusso di armi verso chi viola i diritti umani»
Amnesty inoltre chiede
a tutti gli Stati di ratificare o accedere al Trattato sul commercio
delle armi entrato in vigore lo scorso anno. «L'irresponsabile
flusso di armi verso chi viola i diritti umani deve cessare subito»,
dice Marchesi.
Per
quanto riguarda l'Italia, al centro delle preoccupazioni di Amnesty
International restano l'assenza del reato di tortura nella
legislazione nazionale, la discriminazione nei confronti della
comunità rom, la situazione nelle carceri e nei centri di detenzione
per migranti. Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty
International Italia constata «l'indifferenza e la trascuratezza
della politica» rispetto al tema dei diritti umani.