Nel mondo, ci
sono ancora 19.000
testate nucleari in possesso di nove Paesi (Usa, Russia, Francia,
Gran Bretagna, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea de Nord),
ma concentrate al 90% negli arsenali statunitensi e russi. «Ciò
continua a rappresentare
una minaccia per l’intera umanità,
che non ha ancora trovato nei due grandi trattati TNP (Trattato di
non proliferazione) e CTBT (Trattato
sul Bando Totale degli Esperimenti Nucleari) una
risposta risolutiva alla sfida atomica», spiega Maurizio
Simoncelli di Archivio Disarmo e
partner della “Campagna
internazionale
per la messa al bando delle armi nucleari”
(ICAN). «Finché alcuni Paesi continueranno ad avere tali armi,
anche altri potranno aspirare a possederle e la
potenziale proliferazione nucleare perdurerà a rendere più insicuro
il nostro mondo».
È
di questi giorni la notizia che la Nuova Zelanda
ha rilanciato alle Nazioni Unite la cosiddetta “Iniziativa
Umanitaria” per chiedere la messa al bando delle armi nucleari. Di
cosa si tratta? Della quarta di una serie di dichiarazioni congiunte
sul disarmo nucleare che diversi Paesi hanno lanciato in sede
internazionale dopo lo stimolo iniziale della Croce Rossa.
La prima è
stata la Svizzera, che nel 2012 presentò
la “Dichiarazione congiunta sulla dimensione umanitaria del disarmo
nucleare”, durante la prima sessione del comitato preparatorio per
il Riesame del Trattato di non proliferazione, che si terrà nel
2015. Raccolse l’adesione di 16 Stati, tra cui la Santa Sede, che
diventarono 35 a ottobre dello stesso anno. Ad aprile 2013, è stato
il Sud Africa a presentare la “Dichiarazione congiunta sull’impatto
umanitario delle armi nucleari”: con 80 Stati firmatari,
l’Iniziativa Umanitaria è diventata la dichiarazione monotematica
con il maggior numero di adesioni nell’intera storia del TNP.
Hanno aderito sei Paesi dell'Unione Europea, ma non l'Italia
Dopo il Paese elvetico e quello
africano, è ora il turno della Nuova Zelanda nel rilanciare
l’iniziativa. Già 103 Stati hanno aderito, un vero record. Manca
però la firma dell’Italia, come anche nei due anni passati.
È per
questo che la Rete
Italiana per il Disarmo (a
cui aderiscono oltre 30 realtà della società civile) e Beati
i costruttori di Pace hanno scritto al ministro
Emma Bonino
e al Vice Ministro Pistelli per chiedere che anche l’Italia
sostenga questo percorso. Tra
gli Stati che ad oggi hanno aderito alla “Iniziativa Umanitaria”,
ci sono già sei membri dell’Unione Europea (Irlanda, Austria,
Cipro, Danimarca, Lussemburgo, Malta).
Nella lettera, si sottolinea
come «l’Italia
ha una lunga tradizione di
sostegno e promozione di iniziative multilaterali a favore del
disarmo»
e che quindi dovrebbe «affermare,
in sintonia con le
aspettative della stragrande maggioranza degli italiani, che si
impegnerà per garantire che tali armi non vengano mai più usate».
Inoltre, le associazioni chiedono al
Governo di confermare la volontà di partecipare alla prossima
Conferenza sull’Iniziativa Umanitaria in Messico (a Nayarit,
febbraio 2014).
È un modo anche di rilanciare il
ruolo delle Nazioni Unite, come sottolinea Lisa
Clark di Beati i costruttori di Pace e dell’International Peace
Bureau (Premio Nobel per la
Pace 1910): «Impedire
che potesse avvenire una nuova
catastrofe umanitaria dopo Hiroshima
e Nagasaki è stato fin dall’inizio un impegno della neonata Onu:
la prima risoluzione del gennaio 1946 esprimeva già tutta la
preoccupazione della Comunità internazionale sull’uso delle armi
nucleari».