A provocarla
possono essere
batteri, virus, stati d’ansia o
alcuni farmaci. «La diarrea
che comporta ripetute scariche
quotidiane (anche cinque o dieci)
provoca senso di spossatezza, nausea e,
se la causa è un batterio, anche febbre.
In questi casi occorre eseguire subito
un esame delle feci che identifica eventuali
salmonelle o streptococchi responsabili
del problema e poi attuare una
terapia antibiotica mirata», spiega il professor
Giancarlo Caletti, direttore dell’Unità
di Gastroenterologia dell’Università
di Bologna. «Se invece non c’è rialzo febbrile
il disturbo è quasi sempre di origine
virale: oggi, questa forma di dissenteria è la più diffusa perché le attenzioni
igieniche, fra cui i lavaggi accurati dei
cibi, riducono il rischio di contaminazione
batterica». Fra i virus responsabili
della dissenteria in prima linea troviamo
non più i rotavirus, per i quali da
anni c’è il vaccino, ma i norovirus molto
contagiosi e presenti anche nelle goccioline
di saliva che si diffondono per via
aerea a distanza di due metri.
Uno dei luoghi a maggior rischio di
contagio virale è il classico buffet affollato:
le persone parlando, ridendo
o tossendo inondano i cibi esposti di
goccioline di saliva, trasmettendo così
l’infezione. Gli apericena andrebbero
frequentati con più accortezza ricordandosi di mangiare solo cibi che si trovano
nello scaldavivande: a 60°, infatti, i germi
non sono più attivi. C’è poi il problema
farmaci: a volte, la dissenteria può
essere provocata dall’uso prolungato di
antibiotici che distruggono i batteri della
nostra flora intestinale, anche quelli
buoni. In altri casi è causata dai gastroprotettori
prescritti spesso anche a
persone che non soffrono di ulcera o di
reflusso. Queste molecole riducono l’acido
nello stomaco: viene meno così la
funzione disinfettante dell’apparato gastrico
e di conseguenza si è più esposti
al contagio di virus e batteri.
«Il primo suggerimento è quello di
bere molto per evitare la disidratazione.
Quando la diarrea è associata a febbre
e si sospetta perciò l’origine batterica,
può essere utile assumere un antibiotico
che agisce prevalentemente nell’intestino.
Fondamentale in questa fase prestare
attenzione all’alimentazione, che per
quattro o cinque giorni dovrebbe essere
solo a base di banane, mele, riso, pane
tostato per non stimolare la contrazione
dell’intestino irritato dall’infezione. Al
termine di questa cura è opportuno per
un paio di settimane assumere un probiotico
», spiega il professor Caletti. Se la
diarrea è di origine virale bisogna seguire
le stesse regole alimentari, bere molto
e assumere probiotici, secondo suggerimento
medico, per almeno due settimane.
In questo modo si riesce a rigenerare
la flora batterica intestinale e a ridurre
l’infiammazione. Gli anziani e i bambini
invece sono più fragili e possono disidratarsi
rapidamente. In questi casi bisogna,
a volte, reintrodurre i liquidi persi anche
per via endovenosa.
C’è poi un disturbo di difficile interpretazione
che colpisce soprattutto
le donne oltre i cinquant’anni e con
maggior frequenza chi utilizza per lunghi
periodi alcuni farmaci fra cui i beta
bloccanti per regolare la pressione e il
ritmo cardiaco; i gastroprotettori; gli antidepressivi
come la sertralina. È la colite
microscopica: in presenza di questo
problema si crea una piccola membrana
sotto la mucosa del colon che non
consente l’assorbimento dei liquidi. Ciò
comporta una dissenteria molto acquosa,
ricorrente anche di notte che tende a
durare nel tempo. Per riconoscerla occorre
eseguire una colonscopia con un
esame istologico dal quesito specifico:
ricerca di colite microscopica o linfocitica.
Una volta confermata la diagnosi,
il disturbo si cura utilizzando per almeno
sei mesi un cortisonico specifico per
l’intestino.
Molto diusa è anche la diarrea di origine
emotiva: l’ansia prima di un esame
o un colloquio di lavoro accentua i movimenti
intestinali e i ritmi di assorbimento
di acqua e sostanze nutritive, provocando
appunto scariche frequenti.