«Tra il fariseo e la donna peccatrice Gesù si schiera con questa, perché è libero dai pregiudizi che impediscono alla misericordia di esprimersi», e «pone fine al giudizio impietoso al quale i concittadini, i quali la sfruttavano, la sottoponevano»: «da una parte c'è l'ipocrisia di questi dottori della legge, dall'altra la sincerità e l'umiltà della fede della donna». E' flautato nel tono, ma deciso nella sostanza Jorge Mario Bergoglio. Nel corso della consueta udienza generale del mercoledì, davanti a oltre 27mila persone Francesco ha commentato il brano del fariseo Simone che invita a pranzo Gesù, ma non vuole «compromettersi e coinvolgere la sua vita con il maestro».
«Tutti noi siamo peccatori», ha proseguito il Santo Padre, «ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e diciamo: “Guarda il tuo peccato…”. Tutti noi dobbiamo invece guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra “io” peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà»
Simone, il fariseo, ha spiegato il Pontefice, aveva voluto invitare Gesù a casa sua «perché aveva sentito parlare bene di lui, come di un grande profeta, e mentre si trovavano seduti a pranzo entra una donna, conosciuta in città come peccatrice: questa, senza dire una parola si mette ai piedi di Gesù, scoppia a piangere, le lacrime bagnano i piedi di Gesù, lei li asciuga con i suoi capelli, poi li bacia e li unge con l'olio profumato che aveva portato con sé».
«Risalta il contrasto tra le due figure - ha sottolineato papa Francesco - tra Simone, zelante servitore della legge, e l'anonima peccatrice.
Mentre il primo giudica gli altri in base alle apparenze, la seconda con i suoi gesti esprime con sincerità il suo cuore. Simone, pur avendo invitato Gesù, non vuole compromettersi né coinvolgere la sua vita con il maestro; la donna, al contrario, si affida a lui con amore e venerazione».
Il fariseo cioè «non concepisce che Gesù si lasci "contaminare" dai peccatori. Simone pensa che se Gesù fosse veramente un profeta dovrebbe tenerli lontani come lebbrosi per non esserne macchiato». «Questo - ha osservato il Pontefice - è
tipico di un certo modo di intendere la religione, motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongano radicalmente, ma la parola di Dio ci aiuta a distinguere tra peccato e peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori, cioè tutti noi, siamo come malati che vanno curati e il medico bisogna che li avvicini, li tocchi, e naturalmente il malato per essere guarito deve riconoscere di aver bisogno del medico».
Nei saluti in spagnolo, Bergoglio ha poi ribadito «vicinanza e affetto per i fratelli dell'Ecuador, tanto colpiti» dal terremoto. Il Pontefice aveva già espresso vicinanza agli ecuadoriani in modo ufficiale, con un messaggio a poche ore dal terremoto dei giorni scorsi. Rivolgendosi infine ai gruppi ucraini presenti all'udienza generale, a Roma per «la conferenza internazionale nel trentesimo anniversario della tragedia di Chernobyl», papa Francesco ha rinnovato «la preghiera per le vittime di quel disastro: esprimiamo la nostra riconoscenza ai soccorritori per tutte le iniziative con cui si è cercato di alleviare le sofferenze e i danni». L'incontro si è chiuso ancora con Kiev e dintorni protagonisti e con un appello: «
La popolazione dell'Ucraina soffre da tempo per le conseguenze di un conflitto armato, dimenticato da tanti», ha affermato Bergoglio. «Come sapete, ho invitato la Chiesa in Europa a sostenere l’iniziativa da me indetta per venire incontro a tale emergenza umanitaria. Ringrazio in anticipo quanti contribuiranno generosamente all’iniziativa, che av
rà luogo domenica prossima, 24 aprile».