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sabato 05 ottobre 2024
 
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Disturbi alimentari, forte aumento con lockdown e restrizioni

11/11/2021  Isolamento e mancanza di relazioni sociali sono un fattore di forte rischio per anoressia e bulimia. Ad affermarlo è uno studio su 150 pazienti avviato da Neomesia

L'isolamento e la mancanza di relazioni sociali sono un fattore ad alto rischio per i disturdi dell'alimentazione, come anoressia, bulimia e binge eating disorder (disturbo da alimentazione incrontrollata). Il lockdown e il conseguente isolamento dovuti alla pandemia hanno avuto un'influenza negativa sulle abitudini alimentari e sul rapporto con il cibo. Ad affermarlo è uno studio su 150 pazienti avviato da Neomesia, parte del Gruppo KOS, un gruppo specializzato nella diagnosi e nella cura delle principali patologie psichiatriche con un approccio multidisciplinare.

In Italia circa 3 milioni le persone che soffrono di disturbi dell'alimentazione di cui circa 2,3 milioni sono adolescenti. L’incidenza dell’anoressia nervosa è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, e fra lo 0,02 e 1,4 nuovi casi nel sesso maschile. L’incidenza della bulimia nervosa è stimata in almeno 12 nuovi casi per 100.000 persone in un anno per il genere femminile e di circa 0,8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno per il genere maschile. La fascia di età per l’esordio di anoressia e bulimia nervosa è 15–19 anni, con una tendenza negli ultimi anni ad un esordio sempre più precoce.

Dall'analiso dei dati preliminari dello studio emerge che l’isolamento e la limitazione delle relazioni interpersonali hanno portato in Italia a un incremento del 30% nel numero di casi di disturbi dell’alimentazione, oltre ad un abbassamento dell’età di insorgenza di queste patologie. I ricoveri e le richieste di aiuto tra gli adolescenti sono aumentati significativamente a distanza di 9-12 mesi dall’inizio delle misure restrittive. Alla condizione di solitudine viene associato un maggiore senso di insicurezza e insoddisfazione corporea: ciò induce la persona che si sente sola a sentirsi esclusa dalla vita relazionale per motivi legati alla propria forma fisica.

«Gli esseri umani, da sempre, sono abituati ad interagire socialmente», osserva Patrizia Todisco, responsabile unità di riabilitazione psiconutrizionale per i disturbi dell’alimentazione alla Casa di cura Villa Margherita di Neomesia (Gruppo KOS) e presidente eletto SISDCA. «A causa della necessità di contenere la diffusione della pandemia da Covid19 si sono trovati improvvisamente più soli, o in alcuni casi totalmente soli, con inevitabili conseguenze psicologiche. Tutti e tre i pilastri che definiscono lo stato di salute – benessere fisico, mentale e sociale – sono stati infatti colpiti dalla pandemia. Gli aspetti interpersonali nei disturbi dell’alimentazione sono stati finora meno studiati rispetto a fattori emotivi e cognitivi e possono avere un ruolo predisponente, precipitante e di mantenimento nella psicopatologia alimentare. Valutare il vissuto di solitudine, la capacità di provare empatia e di riconoscere, distinguere etichettare e gestire le emozioni proprie e degli altri potrebbe aiutare a capire come modificare i trattamenti esistenti e migliorare la pratica clinica. È fondamentale capire se l’adozione di forme alternative di assistenza, come ad esempio le televisite, possano avere un impatto positivo nell’approccio di cura per questi pazienti».  

(Foto Reuters: una situazione di autoisolamento a causa del Covid-19)

 
 
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