Perché io, divorziato, non
posso accostarmi ai sacramenti né fare
il padrino, mentre un prete, dopo essere
tornato allo stato laicale, può ancora
comunicarsi?
TARCISIO S.
Le due situazioni (divorziati non risposati
e divorziati risposati) sono distinte
e non vanno confuse. Ai divorziati non
risposati non si frappongono ostacoli per
l’ammissione ai sacramenti, come pure per
partecipare alla vita liturgica e caritativa
della comunità.
La pastorale della Chiesa
raccomanda che «la comunità locale e i
pastori devono accompagnare queste persone
con sollecitudine, soprattutto quando
vi sono figli o è grave la loro situazione di
povertà». Altro è se i divorziati sono coinvolti
in una nuova unione, di fatto, o si
sono risposati con rito civile.
La Chiesa ha
il potere di concedere la riduzione allo stato
laicale e la dispensa dal celibato (come
pure dal voto di castità), perché non è legato
intrinsecamente al sacerdozio; non
così, invece, per l’indissolubilità, perché è
intrinseca al matrimonio. La questione
dei sacramenti ai divorziati risposati e
alle unioni di fatto sarà all’attenzione del
prossimo Sinodo dei vescovi (ottobre 2015)
e delle successive direttive del Papa.