Il gip di Milano, Luigi Gargiulo, per il momento non ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Milano per il segretario dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato, accusato di aiuto al suicidio per aver compagnato Fabiano Antoniani, dj Fabo, in Svizzera dove il 40enne milanese, diventato cieco e tetraplegico a seguito di un incidente, ha scelto di morire nella clinica "Dignitas". Il gip ha scelto di fissare un'udienza di discussione tra le parti, alle quali ha notificato la convocazione per il 6 luglio. Dopo questa udienza potrà accogliere l'archiviazione o respingerla e disporre l'imputazione coatta. Un segnale positivo, secondo l'avvocato di Cappato, Filomena Gallo: «Quella di fissare un'udienza camerale prima di decidere se archiviare o andare avanti era una decisione nelle possibilità del giudice per le indagini preliminari e noi eravamo in attesa. È comunque un segnale positivo, perché significa che vuole approfondire».
La richiesta della Procura
Cappato si era autodenunciato per avere accompagnato da Milano in auto fino in Svizzera il 39enne e nella richiesta di archiviazione i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano argomentato che «le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso». Di più, per i pm la giurisprudenza avrebbe «inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell’umana dignità».
Cosa accade ora?
Il provvedimento del gip si basa sull'articolo 409 del codice di procedura penale. Tale articolo al comma 2, quello richiamato da Gargiulo nel suo provvedimento, prevede che se il gip «non accoglie la richiesta (...) fissa l'udienza in camera di consiglio e ne fa dare avviso al pubblico ministero, alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa dal reato» e anche al procuratore generale presso la Corte d'Appello, il quale ha la facoltà di disporre l'avocazione delle indagini, qualora lo ritenesse necessario. Dopo l'udienza, in questo caso fissata per il prossimo 6 luglio, il giudice ha tre possibilità: o accogliere l'istanza del pm e archiviare l'indagine, oppure indicare approfondimenti istruttori o ordinare sempre al pm di formulare entro 10 giorni l'imputazione coatta per poi fissare l'udienza preliminare.