Sono un’insegnante con 32 anni di carriera alle spalle e credo di aver maturato la professionalità necessaria per affrontare al meglio il mio lavoro. Durante le calde giornate estive sentendo parlare della necessità di un docente esperto in ogni scuola mi sono chiesto se ce ne fosse davvero bisogno. Intorno a me vedo colleghi preparati, impegnati, specializzati di qualsiasi età. Forse più che un docente esperto, per diversificare i livelli stipendiali basterebbe definire un chiaro cursus honorum. ALBERTO
— Caro Alberto, ti ringrazio per la lettera e per le tue domande, la buona notizia è che il Parlamento abbia deciso di cancellare la qualifica di docente esperto, espressione dal sapore grottesco e fuorviante che non spiegava in cosa avrebbero dovuto essere esperti questi “Insegnanti Top”. La cattiva notizia è che ciò che esce dalla finestra sembra rientrare dalla porta con altre parole, si legge infatti nel nuovo testo che «gli insegnanti di ruolo che supereranno il percorso formativo triennale con valutazione positiva avranno la possibilità di essere stabilmente incentivati, nell’ambito di un sistema di progressione di carriera che a regime sarà precisato in sede di contrattazione collettiva».
Quindi si passa dal docente esperto al docente incentivato. Cosa cambia, al di là delle parole, non sembra molto: resta la formazione in cicli da tre anni per un totale di nove anni, alla fine dei quali si stima di selezionare 32 mila docenti i quali avranno, oltre a ricoprire il ruolo, un aumento stipendiale del 15%, cioè all’incirca di 5.650 euro, aumento che, e questa sembra la novità, non dovrebbe essere una tantum ma “stabilmente incentivato”. Tutto bene? Per niente!
Prima criticità: questi docenti inizieranno il loro eventuale compito tra ben nove anni, nel 2032, dopo aver superato con valutazione positiva tutti i corsi di formazione! Nel frattempo molti di noi saranno già in pensione senza magari neanche vedere il rinnovo contrattuale che aspetta da 45 mesi, circa tre anni, più di un ciclo di formazione, e tanto meno una riforma rispetto alla nostra carriera. Allora forse il problema andrebbe affrontato diversamente, partendo dalle modalità con cui si entra nel mondo scuola, definendo fin dall’inizio gli step per gli avanzamenti di carriera che premino davvero chi lavora. Sì, Alberto, un vero e proprio cursus honorum che preveda step con verifiche intermedie per tutti, al superamento delle quali corrisponda un diverso livello di inquadramento e di retribuzione. Nell’immediato però davvero andrebbero valorizzati, ascoltati, premiati i tanti docenti che come te hanno sempre fatto il loro lavoro con serietà e competenza, continuando a studiare e aggiornarsi. Purtroppo, tutto questo patrimonio di competenze e conoscenze molti di noi non potranno nemmeno mostrarlo nel 2032. E allora, usando un’espressione nota, creiamo un “se non ora quando” di noi docenti con i capelli bianchi ma con tanta vera esperienza ed energia.