«Io criceto». Così Dolcenera
affronta la vita. Il verbo
“cricetare” lo ha inventato
lei per paragonare il suo
essere sempre in movimento alla corsa
perpetua che i simpatici roditori fanno
sulla ruota delle gabbiette. Chi ha visto
l’ultima edizione del talent show The
voice of Italy, dove la cantautrice faceva
la “coach”, può confermarlo: «Se
sto ferma per più di 20 minuti impazzisco…
Dovevo alzarmi in continuazione,
ancora un po’ facevo le flessioni,
esercitavo i tricipiti sfruttando i braccioli,
altrimenti mi sarei addormentata.
Stare lì in studio sulla poltrona rossa
per tre ore, e ci sono stati giorni che
registravamo anche otto ore di seguito,
per me era intollerabile. E questo
mi succede anche nella vita: se rimango
seduta a tavola per troppo tempo
inizio a spegnermi, a non parlare più».
Tutto questo si spiega scoprendo che
Dolcenera (all’anagrafe Manuela Trane)
prima di essere una cantautrice è una
sportiva: «Sono nata così. Ho praticato
il tennis da quando ero piccola fino ai
18 anni. Tornavo da scuola, mangiavo e
andavo subito ad allenarmi, poi di notte
facevo i compiti e mi esercitavo al pianoforte.
Questa attività mi ha molto temprato,
mi ha insegnato a riconoscere i
segnali del mio corpo, a prendermene
cura, a capire me stessa e a mettermi,
anche fin troppo, in discussione. Il
tennis mi ha inoltre aiutato ad affrontare
con serenità prima le gare e adesso gli
eventi a cui partecipo come artista, perché
sono abituata ad avere sempre un
atteggiamento di sfida verso me stessa.
Non ho mai avuto paura prima di un’esibizione
perché mi fido dell’istinto che
mi porta sempre nella direzione giusta.
Solo una volta, in una delle edizioni del
Festival di Sanremo a cui ho preso parte,
è stata un po’ dura cantare, ma in
quel caso avevo la febbre»!
Manuela ha dovuto chiudere con il
tennis a livello agonistico dopo essere
stata investita da un’auto e aver subito
un intervento a una gamba. «Sapevo che
non avrei potuto migliorarmi oltre la categoria
C alla quale ero arrivata e poi c’era
anche il pianoforte che contendeva il
primato delle mie passioni, così sono
dedicata alla musica e all’università, dove
ho studiato ingegneria meccanica».
Poi ha cominciato a praticare altre specialità:
«Per un certo periodo mi sono
esaltata per la corsa: facevo 8 chilometri
al giorno, andavo a correre al Parco delle
Cascine a Firenze, e successivamente
mi sono appassionata al nuoto. L’acqua
è il mio elemento. Amo talmente tanto
lo sport che facendone troppo arrivo a
farmi male. Questo perché i miei impegni
artistici mi portano a dover smettere
per alcuni periodi, e se non posso allenarmi
per un mese, poi torno in palestra
andandoci tutti i giorni e finisce che
mi spacco: per il troppo nuoto si è infiammato il muscolo del braccio coracobrachiale
e quindi sono dovuta andare
in una palestra specializzata nella
riabilitazione degli atleti professionisti.
Ma mentre ero lì per rimettermi a posto
ho scoperto il tacfit, che è diventata la
mia nuova passione: è un addestramento
di tipo militare, simile al crossfit, ma
con strumenti strani come clave di ferro
(kettlebells), anelli, corde, elastici».
Non è finita qui perché Manuela pensa
già alla prossima sfida: «Nel mio futuro
vedo il canottaggio, qui a Firenze
c’è una bella squadra… e siccome sono
molto forte in quel tipo di movimento
mi sento portata». Anche l’alimentazione
è da vera sportiva: «Non seguo diete,
ma anche quando sono fuori per lavoro
cerco di nutrire il mio corpo con
cibi energetici, ricchi di vitamine e proteine
». L’attività fisica poi è un’ottima
valvola di sfogo nei periodi in cui è concentrata
sulla realizzazione di un disco:
«La musica, soprattutto la parte di scrittura
e di cura degli arrangiamenti, ha bisogno
di molta concentrazione mentale
e quindi, per compensare, ho bisogno
di muovermi».
L’ultimo album Le stelle non tremano
- Supernovae ruota intorno alla paura
del futuro e a come affrontarla: «Io
rispondo con il coraggio e la positività,
spingendo le persone a fare, anziché a
bloccarsi per il timore dell’incertezza».
Insomma, un invito a “cricetare”. «È lo
stesso suggerimento che do ai ragazzi
che vogliono fare musica oggi, come i
concorrenti di The voice of Italy che ho
seguito e che voglio continuare ad aiutare
con la scrittura dei pezzi anche dopo la fine del programma televisivo. In
questo disco ho composto canzoni più
veloci del solito, proprio per inseguire
questa vitalità (l’ultimo singolo si intitola
100 mila watt!), però non è detto che
in un altro momento non possa scrivere
un altro tipo di musica», come è avvenuto
per il brano dai sapori soul presentato
all’ultimo Festival di Sanremo intitolato
Ora o mai più (le cose cambiano).
Anche il ballo fa parte della vita della
cantautrice: «Non mi muovo seguendo il
ritmo, ma mi faccio rapire dai suoni degli
arrangiamenti e con il corpo seguo le
note dell’assolo di uno strumento». Manuela
crede molto nel ruolo terapeutico
della musica, tanto da aver partecipato,
lo scorso anno, a CO2 (www.co2musicaincarcere.it), un progetto pensato da
Franco Mussida – ex chitarrista della storica
band Pfm e fondatore della scuola
di musica milanese Cpm – per educare i
carcerati all’ascolto: «Abbiamo preparato
alcune composizioni strumentali che
provocano diversi stati d’animo e le abbiamo
messe a disposizione dei detenuti
che le possono selezionare in base alle
loro sensazioni. Dico sempre che un
musicista difficilmente diventerà mai
un delinquente e per questo suggerisco
ai genitori di comprare ai loro figli uno
strumento per imparare a suonare». Negli
anni l’artista ha cantato anche in diverse
carceri italiane e in particolare ricorda
un’esperienza molto forte nella
sezione maschile del Regina Coeli di Roma:
«Mi ha sconvolta cantare Com’è straordinaria
la vita davanti a persone prive
della libertà, è stato un momento di condivisione
molto forte. A un certo punto
i detenuti si sono alzati in piedi con veemenza
creando preoccupazione nelle
guardie, finché uno mi ha urlato: “Questa
l’hai scritta per noi”!».
Manuela è cresciuta in una famiglia
cattolica e questa formazione è ancora
ben presente dentro di lei, anche se non
è una praticante. Più in generale, è affascinata
dalle religioni. «Leggo molto e
mi colpisce il senso di equilibrio dell’uomo
con l’universo che ti insegna il buddhismo». Il nome Dolcenera, l’ha preso
in prestito da una canzone di Fabrizio
De André: «Mi rappresenta ancora oggi,
perché il mio modo di cantare è fatto di
chiaroscuri e io sono malinconica e positiva
allo stesso tempo».
CHI E'
Nata a Galatina (Le) il 16 maggio 1977,
Emanuela Trane,
studia canto,
pianoforte e clarinettofi n da piccola. A
Firenze, si iscrive alla
Facoltà di ingegneria
meccanica. Scoperta
da Lucio Fabbri, con
il nome Dolcenera si
presenta al Festival
di Sanremo del 2003
vincendo la categoria
Nuove proposte con
Siamo tutti là fuori,
contenuta nell’album
di debutto Sorriso
nucleare. Nel 2005
vince il talent musicale
Music farm, con Mai
più noi due, dall’album
Un mondo perfetto.
Seguirà l’uscita di altri
due dischi, Il popolo
dei sogni del 2006 ed
Evoluzione della specie
del 2011. Nel settembre
del 2015 pubblica Le
stelle non tremano,
scritto, prodotto e
arrangiato da lei, al
quale segue un’edizione
speciale, Supernovae,
con sei nuove canzoni,
compresa Ora o mai
più (le cose cambiano)
presentata a Sanremo.
Da febbraio per tre mesi
è stata uno dei coach
del talent di Rai 2 The
voice of Italy.
Cibo
Alimentazione da
atleta: cibi energetici,
vitaminici e proteici.
Sport
Ha praticato tennis
a livello agonistico,
nuoto, corsa. Ora
si è appassionata al
tacfit e vorrebbe fare
canottaggio.
Obiettivi
Concentrarsi sul suo
spettacolo autunnale
Dolcenera show.