Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 15 settembre 2024
 
 
Credere

Domenica negozi chiusi? Ne guadagna la nostra umanità

22/11/2015  L’apertura selvaggia dei negozi non giova al commercio e toglie spazio alla famiglia, agli affetti, alle opere di bene e a Dio. La risposta di don Antonio Rizzolo ad una lettrie di Credere.

Caro direttore, sono una commerciante che da anni si batte per la chiusura domenicale dei negozi, purtroppo senza successo. Ecco la mia idea: da lunedì a venerdì orario regolare, sabato orario continuato fino alle 18, domenica giorno di chiusura settimanale. Per noi cristiani la domenica è da santificare in quanto giorno del precetto festivo. Ma il riposo domenicale è importante anche a livello umano, per stare in compagnia dei propri cari, con le proprie famiglie. Trovo essenziale come servizio per i turisti solo un negozio di alimentari con orario continuato dalle 8 alle 20 tutti i giorni. La chiusura domenicale per il resto dello shopping non farebbe calare il lavoro, perché i turisti farebbero i loro acquisti il sabato. Profumi, cellulari, gioielli non sono ossigeno! Il vero ossigeno è passare la domenica con le nostre famiglie e, per chi vuole, con Dio. 

Maria Cusini, Livigno

Cara Maria, mi sono spesso chiesto se la battaglia di molti, a partire dai nostri vescovi, per salvare il riposo domenicale sia come quella di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Eppure c’è da chiedersi se vogliamo davvero, noi cristiani, lasciarci travolgere dalla mentalità consumistica che in nome del profitto (di alcuni) finisce per rubarci l’anima, gli affetti, la vita. Penso che dobbiamo cambiare decisamente stile di vita. Riscoprendo quanto è bello stare insieme ai propri cari nel giorno di festa, uscire a fare una scampagnata con i figli, dedicare del tempo per andare a trovare chi è solo oppure dimenticato, recuperare un po’ di spazio per pregare, riflettere su noi stessi e dialogare con Dio. Salvare il riposo domenicale è un modo per salvare anche le nostre famiglie.

D’altra parte, ci sono alcune considerazioni pratiche da fare. La liberalizzazione selvaggia delle aperture dei negozi non giova davvero al commercio. Lo dicono le statistiche. Lo conferma il fatto che in tanti Paesi economicamente avanzati come la Germania tutto questo non avviene. Basta poi fare un piccolo ragionamento: la spesa settimanale delle famiglie è all’incirca rimasta la stessa, solo che si è allungata anche alla domenica; in fondo per i negozianti è soprattutto aumentato il costo di un’apertura prolungata.

Il precetto biblico di dedicare un giorno al riposo e alla preghiera, oltre che alle opere di bene, non è tanto un comandamento da osservare, ma un beneficio per tutti noi, un modo per conservare la nostra umanità. Prima di tutto partecipando alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia, Pane che ci sostiene nel cammino della vita, ma anche visitando i malati e gli anziani, lasciando spazio alla famiglia, ai parenti e agli amici. La domenica è anche «un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana» (Catechismo n. 2186).

I vostri commenti
5

Stai visualizzando  dei 5 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo