Più che un nome noto è un volto noto quello di Domenico Diele l'attore che ha fatto parte del cast della seconda serie della fiction, prodotta da Sky, dedicata all'avvento della seconda repubblica e intitolata 1993. Diele era uno dei protagonisti, un poliziotto malato di Aids che lavora con rigore e tenacia nel team di Di Pietro per assicurare alla giustizia i colpevoli coinvolti nello scandalo del sangue infetto.
Oggi, purtroppo deve una maggiore e triste "notorietà" a un fatto di cronaca. La notte tra venerdì e sabato ha investito e ucciso Ilaria Dilillo, una donna di 47 anni, che viaggiava in scooter nei pressi dell'uscita autostradale di Montecorvino Pugliano, nel Salernitano. Entrambi tornavano da una serata con amici. Diele, si è poi scoperto, guidava nonostante avessa avuto la sospensione della patente ed era sotto l'effetto di stupefacenti. Incarcerato a Fuorni (Sa), è stato accusato di omicidio stradale. Disperato si dichiara colpevole. Sicuramente conscio di aver tolto la vita a una donna e distrutto la sua. Ma rifiuta l'etichetta di "drogato" e dà la colpa dell'incidente all'uso del cellulare.
Domenico Diele in una scena di "1993", la fiction Sky di cui è stato uno dei protagonisti
«Sono colpevole», «urlerò la mia colpevolezza con tutte le forze. Non ho scuse, ho sbagliato e devo pagare. Devo pagare quello che decideranno i giudici e se servisse a qualcosa pagherei di tasca mia anche qualunque cosa alla famiglia. Però non sono un criminale. In televisione si parla di me come un assassino drogato: non è così». Queste pare siano state le sue parole, pronunciate in un colloquio raccolto dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e riportato oggi dal Corriere della Sera. Parole disperate che non sono di nessuna consolazione per il padre della vittima, Nicola, un vedovo che viveva con la figlia suo sostegno e affetto. Parole che non spiegano perché il giovane attore abbia voluto mettersi alla guida senza patente e sottovalutando la pericolosità di condurre una macchina sotto l'effetto di droghe.
L'attore, di origini senesi, 32 anni, si trovava da quelle parti perché impegnato nelle riprese del prossimo film di Marco Ponti Una vita spericolata. Ha alle spalle una carriera che stava decollando. Ha lavorato nel film Acab di Sollima del 2012, in Mia madre di Nanni Moretti del 2015 e in numerose serie di successo della tv, come Don Matteo, Non uccidere, C'era una volta Studio Uno, 1992, 1993. Scopriamo tuttavia in seguito a questa tragedia un uomo con una grave dipendenza dall'eroina e con alle spalle una condanna con la sospensione della patente.
Il Gip di Salerno ha deciso per lui, in attesa del processo, gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L'accusa è di omicidio stradale aggravato. Rischia sino a 16 anni di carcere. Domenica si sono svolti i funerali di Ilaria Dilillo tra il dolore del padre, del fratello e delle numerose amiche.