Torino, 21 giugno 2015. Papa Francesco davanti al corpo di San Giovanni Bosco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Foto: Osservatore Romano. In alto: papa Francesco fuori dalla Basilica di Maria Ausiliatrice incontra i giovani. Foto: Osservatore Romano.
Nacque il 16 agosto 1815 in una famiglia contadina che tirava avanti onestamente i suoi giorni nella frazione di un Comune dell'Astigiano (Castelnuovo) che oggi porta il suo nome. Morto a Torino il 31 gennaio 1888, Giovanni Bosco ha sommato nella sua esistenza le qualità dell'uomo di fede, dell'educatore e dell'imprenditore. Ordinato sacerdote nel 1841, si misurò presto con i problemi causati dal cambiamento delle condizioni economiche e sociali che portavano al moltiplicarsi di botteghe artigiane e di vere e proprie fabbriche, cosa questa che attirava a Torino un numero crescente di persone, adulti ma anche giovani. Spesso sfruttati. Il 12 aprile 1846, giorno di Pasqua, don Bosco trovò un posto per i ragazzi che aveva iniziato a seguire: la tettoia Pinardi, a Valdocco, un luogo allora periferico, non lontano dal punto in cui venivano eseguite le pene capitali (il rondò della forca) e poco distante dall'attuale Porta Palazzo. Nel 1854 don Bosco diede inizio alla Società Salesiana. Dieci anni dopo pose la prima pietra della Basilica di Maria Ausiliatrice. Nel 1872, con santa Maria Domenica Mazzarello, fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, con lo scopo di educare, con il medesimo spirito, la gioventù femminile.Tutte queste istituzioni ebbero un ampio sviluppo: attualmente i Salesiani sono oltre 15.000 sparsi in tutto il mondo, attivi in circa 1.900 opere.
Autore di numerosi testi storici di carattere divulgativo e popolare (circa un centinaio tra volumi e opuscoli) e iniziatore del mensile Letture cattoliche, la sua importanza nel campo pedagogico è affidata allo scritto su Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù (1877), in cui don Bosco espose i suoi principi educativi: prevenire non reprimere, secondo un progetto rivolto allo sviluppo della responsabilità personale e basato su "la ragione, la religione, l'amorevolezza" (e con riferimento in testi successivi anche ai concetti laici di civiltà, umanità e progresso); non sopravvalutare l'istruzione intellettuale e teorica, ma incrementare piuttosto quella tecnica e professionale attraverso il tirocinio pratico in laboratori (pioniere delle scuole professionali, già nel 1851 firmò un vero e proprio contratto di lavoro a nome di un giovane operaio); non favorire solo il sentimento ma sviluppare e rafforzare "la facoltà sovrana, la volontà, unica sorgente del vero e puro amore, di cui la sensibilità non è che una falsa immagine"; come frutto del suo "sistema" intravvede la meta ideale del "buon cristiano e onesto cittadino". L'importanza della sua figura è dovuta soprattutto alla forza della sua personalità di educatore che, con l'amore e la fraterna comprensione, avvicinava a sé l'animo dei ragazzi anche più ribelli ("quello che importa è che i giovani non siano solo amati, ma che essi conoscano di essere amati").Fu beatificato da Pio XI nel 1929 e da lui canonizzato il giorno di Pasqua (1° aprile) del 1934.
Don Bosco ebbe modo di conoscere personalmente due Papi, Pio IX e Leone XIII, che lo stimarono e lo usarono anche per missioni diplomatiche informali e ufficiose. Anche gli altri Pontefici lodarono a più riprese la sua fede e il suo talento educativo. In ultimo è toccato a Jorge Mario Bergoglio, che ha fatto anche di più. Il 21 giugno 2015, a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, cuore del mondo di don Bosco, mettendo da parte il discorso scritto per parlare a braccio, papa Francesco sciolse le briglie ai ricordi. «La mia famiglia», confidò in quell’occasione, «era molto legata ai Salesiani. Appena arrivato in Argentina (nel 1929, ndr), mio papà è andato dai Salesiani, nella Calle Solìs, nella parrocchia di San Carlo, dove ha conosciuto tanti religiosi, affezionandosi subito a una squadra di calcio fondata da un salesiano con i ragazzi di strada. Quel prete diede alle maglie i colori della Madonna, rosso e blu. Non so cosa ne pensiate voi, ma per me il San Lorenzo è la migliore squadra d’Argentina, tante volte campione...».
«Di Don Bosco si può dire tanto!», aveva annotato papa Francesco nel discorso scritto, ancor oggi leggibile sul sito uffiiale della Santa Sede: «Vorrei rimarcare solo tre lineamenti: la fiducia nella divina Provvidenza; la vocazione a essere prete dei giovani specialmente i più poveri; il servizio leale e operoso alla Chiesa, segnatamente alla persona del Successore di Pietro». Infine, il mandato ufficiale: nel nome di quello che fu il carisma del Santo dei giovani, chi ne sgue le orme deve «uscire per trovare i ragazzi e i giovani là dove vivono, nelle periferie delle metropoli, nelle aree di pericolo fisico e morale, nei contesti sociali dove mancano tante cose materiali, ma soprattutto manca l’amore, la comprensione, la tenerezza, la speranza. Andare verso di loro con la traboccante paternità di Don Bosco. L’oratorio di Don Bosco - ha sottolineato ancora Bergoglio - è nato dall’incontro con i ragazzi di strada e per un certo tempo è stato itinerante tra i quartieri di Torino. Possiate annunciare a tutti la misericordia di Gesù, facendo “oratorio” in ogni luogo, specie i più impervi; portando nel cuore lo stile oratoriano di Don Bosco e mirando a orizzonti apostolici sempre più larghi. Dalla solida radice che egli ha posto duecento anni fa nel terreno della Chiesa e della società sono spuntati tanti rami: trenta istituzioni religiose ne vivono il carisma per condividere la missione di portare il Vangelo fino ai confini delle periferie. Il Signore ha poi benedetto questo servizio suscitando tra voi, lungo questi due secoli, una larga schiera di persone che la Chiesa ha proclamato santi e beati. Vi incoraggio a proseguire su questa strada, imitando la fede di quanti vi hanno preceduto». Un invito che non perde attualità e vigore.