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lunedì 28 aprile 2025
 
Fridays for future
 

«Il clima è un bene comune, di tutti e di ciascuno»

27/09/2019  Mentre le piazze italiane e mondiali si riempiono di giovani per il terzo sciopero globale del clima, don Bruno Bignami, direttore dell'Ufficio per il lavoro, i problemi sociali e la custodia del Creato della Cei, benedice il movimento ispirato da Greta, commenta le uscite di Bolsonaro sull’Amazzonia e ragiona sul Sinodo ormai alle porte: «Ci aiuterà a capire che è tutto interconnesso».

don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali, il lavoro e la custodia del Creato
don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali, il lavoro e la custodia del Creato

È una giornata importante quella di oggi in cui va in scena il terzo Sciopero globale del clima voluto dal movimento dei giovani Fridays For Future, ispirato da Greta Thunberg. Solo in Italia, in più di 180 città, è sceso in piazza un milione di giovani. Un movimento che raccoglie il plauso anche di don Bruno Bignami, 49 anni, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali, il lavoro e la custodia del Creato. «È un movimento che merita ascolto e attenzione. Lo sciopero si colloca alla vigilia del sinodo sull’Amazzonia: associare questi due tipi di eventi è prezioso perché ci permette di capire che la riflessione della Chiesa si colloca in un contesto di tante realtà che si interrogano su nuovi modelli  di economia e di sviluppo».   

La distruzione del Pianeta genera ingiustizie dice Francesco nella Laudato Si’. Ispirate dall’enciclica due anni fa sono nate le comunità della Laudato Si’…

«Le abbiamo incontrate in Cei con diversi delegati italiani e poi in un convegno a Rieti alla presenza di monsignor Domenico Pompili, vescovo della città, e Carlo Petrini cofondatore col vescovo del movimento e fondatore di Slow Food. Con loro abbiamo dialogato sul senso e sul valore delle comunità. Di nuovo è un movimento che associa una sensibilità ecclesiale e di fede con una sociale che ritrovano le motivazioni di un impegno comune. In più chiede di non accontentarsi di un impegno individuale, ma mette in campo un discernimento comunitario, un’attenzione condivisa a scelte che le comunità possono e devono fare per mettere in campo una conversione ecologica».  

Come commenta l'affermazione, non nuova, di questa settimana del presidente Bolsonaro che rivendica l’Amazzonia come bene del Brasile e non come patrimonio dell’umanità?

«Come una carenza di visione. Oggi anche alla luce di Laudato si’ il clima è uno dei beni comuni. È un bene comune. Di tutti e di ciascuno. Ed è possibile salvaguardare l’equilibrio del clima solo rendendoci conto che le risorse del pianeta vanno salvaguardate da tutta l’umanità e sono al servizio di tutta l’umanità. E del pianeta terra. Quell’affermazione è un impoverimento culturale e una falsità».

Il Sinodo sull’Amazzonia è ormai alle porte. Cosa ci si aspetta?

«Che sia un dibattito serio che riguarda le chiese dell’Amazzonia, ma anche renderci conto che secondo la prospettiva di Laudato Si’ tutto è interconnesso. Per cui non è possibile affrontare i temi che riguardano una singola regione del mondo senza metterli in relazione con l’intera situazione del pianeta. Si parlerà di Amazzonia, ma anche di noi. Il Sinodo può aiutare il mondo intero a rendersi conto di questa interconnessione».

Cosa può fare ognuno di noi per la casa comune?

«Tanto nella misura in cui si mette nelle condizioni di assumere stili di vita sostenibili. Inoltre può fare molto se si organizza per chiedere cambiamenti radicali alla politica, all’economia e alla finanza nel sostenere un nuovo modello di sviluppo capace di tenere insieme questioni ambientali e questioni sociali. L’ecologia integrale di papa Francesco».  

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