«Caivano è la dimostrazione di un clichè che si ripete e che
ancora una volta fa sì che si tutti parlano e tutti dicono, ma senza poi
intervenire concretamente. E l’intervento non può essere il dire “abbattiamo il
palazzo dell’orrore”, quando lì ci sono mamme che si battono per la legalità e
per il bene dei loro figli». Nella giornata nazionale contro la pedofilia don
Fortunato Di Noto, da sempre impegnato a fianco delle vittime e nel contrasto alle
reti di criminali, chiede che «ci sia una maggiore attenzione, un maggior
lavoro di squadra, ma anche un maggior impegno culturale. C’è una strisciante,
continua, onnipresente cosiddetta pseudo pedofilia culturale in cui si avanza
la normalità delle relazioni tra adulti e bambini a tal punto da arrivare
addirittura a raccolte fondi internazionali per sostenere questo tipo di
cultura. Ci sono ambienti, non solo quelli legati alla povertà, ma anche nella
gente che ha livelli sociali ed economici alti, dove questa cultura avanza.
Dobbiamo avere la massima attenzione sapendo che la pedofilia è frutto di
questa società».
Don Fortunato insiste sulla comunicazione e sul contrasto
culturale: «Non è possibile che nelle scuole, per esempio, non si sia fatto
quasi nulla per ricordare questa giornata che pure è stata istituita da una
legge dello Stato e denuncia» e denuncia il «quotidiano scempio che vediamo
ogni giorno. Bambini abusati,
addirittura neonati stuprati, un milione di file che gira su internet con
questa schiavitù. Perché dobbiamo dire chiaramente che i bambini abusati sono
ridotti in schiavitù. E per rompere le loro catene ci devono essere degli
adulti che stanno dalla loro parte. I neonati stuprati non possono parlare, anche se mettiamo tutte le linee help possibili. Sono gli adulti che devono intervenire».
Don Di Noto è chiaro: «Questa è una schiavitù. Il pedofilo
ha la capacità di dominare questi bambini, rende schiave le sue vittime che non
riescono a sciogliere questi legami. Ci vuole molto attenzione, ascolto, in una
società distratta, indifferente, dove ci sono tanti bambini orfani di genitori
vivi».
Una schiavitù e un orrore che non hanno fine, «e che pure
non destano quello scalpore che si dovrebbe provare per un neonato stuprato.
Anzi, questi soggetti che abusano dei minori e che il Dsm V, il manuale che
definisce le malattie psichiatriche, definisce “malati psichiatrici lucidi”
sono anche sostenuti da questa pseudo cultura che considera i rapporti sessuali
e le relazioni amorose con i bambini una cosa naturale. Sono migliaia i siti
dove si promuove la liceità della pedofilia e delle relazioni con bambini e
dove noi che lottiamo contro questo crimine siamo definiti “isterici”». Per
loro, continua don Fortunato «se un bambino viene ucciso da un pedofilo è un
incidente di percorso, non la considerano neppure una cosa troppo grave».
E su quanti vengono condannati e scontano la pena
senza alcun percorso di recupero e tornano a molestare don Fortunato insiste
sull’importanza di mettere in rete le
iniziative che funzionano e di rendere effettivo il database già istituito nel
1998 con tutte le notizie che riguardano i pedofili e i reati da essi commessi;
«Non abbiamo ancora capito, dopo tanti anni, se è in funzione», denuncia don Di
Noto, «quel data base è importantissimo, è un inizio per cominciare effettivamente
il contrasto alla pedofilia. Altrimenti rischiamo di non concludere molto e di
lasciare che le vittime restino per sempre dei sopravvissuti. Non si capisce
che stiamo parlando di una schiavitù che lascia ferite molto profonde. Ci
vogliono anni e anni di terapie per ricostruire su quelle ferite. Ci vuole
molto più impegno e molta più attenzione, Si investe giustamente, per esempio, contro il
cyber bullismo, ma un investimento comunicativo analogo non c’è sulla pedofilia».