Non una sola persona ma il popolo intero. Don Francesco Manzo è uno di quei sacerdoti che ha ricevuto la vocazione da adulto e oggi guida il cammino del popolo della parrocchia dello Spirito Santo a Casal di Principe. Da lontano sembra un sacerdote dal carattere spigoloso e burbero. Ma a sua indole buona emerge non appena si inizia a parlare. La sua è una storia che sembra una lezione di vita, quella che rimanda alla seconda possibilità che tutti dovrebbero ricevere.
Come San Paolo, Don Francesco prese coscienza di ciò che poteva essere in un momento particolare della sua vita. Quella ‘caduta da cavallo’ che rappresenta la conversione è avvenuta all’Argentario mentre, allora semplicemente Francesco, era con la sua fidanzata ad un ritiro dedicato ai futuri sposi. Quella ragazza speciale convinse il suo fidanzato a seguirla e in quei giorni di incontro con la parrocchia. Lui che racconta di avere avuto con la chiesa un rapporto burrascoso, non voleva partire ma lei riuscì a strappargli una promessa. “Mi chiese di accompagnarla e mi chiese di partecipare almeno ad un incontro - ricorda Don Francesco - io però rimasi fermo sulle mie posizioni. Non volevo saperne nulla e volevo approfittare di quei giorni in magnifici luoghi per poter fare un po’ di vacanza”. Al mare ci andò per due giorni e il terzo andò anche a fare delle escursioni sui monti toscani. Riposo. Francesco cercava solo di allontanarsi dal lavoro. Nel 1974 era entrato nell’Aeronautica e ha lavorato fino al 1987, esattamente 30 anni fa. Prima era tra gli addetti alla gestione del traffico aereo generale e poi, passato all’azienda autonoma di assistenza al volo aveva ricoperto il ruolo di controllore di volo negli aeroporti di di Reggio Calabria e a Ciampino.
“Ma poi fui letteralmente catturato da Padre Vittorio del Monte Argentario - ricorda ancora Don Francesco - fu lui ad avviarmi verso la via di Dio. Rimanemmo a lungo a parlare, pregammo e capì molte cose. Arrivò una forte chiamata dal Signore e fu allora che presi coscienza che la mia via non era solo per una persona ma per il popolo santo di Dio. La mia ex ragazza andò via da sola ma l’accompagnai con il cuore”. Dopo aver guidato la parrocchia di San Sossio a Villa Literno e dopo essere stato vice rettore al Santuario della Madonna di Briano in Villa di Briano sempre in provincia di Caserta, nella forania di Casal di Principe, da 8 anni Don Francesco è alla parrocchia dello Spirito Santo a Casal di Principe. “Lui ci sta insegnando tante cose e con l’aiuto di alcuni collaboratori, tra cui Don Rosario e Arturo Miraglia, sta portando in parrocchia tanti giovani che prima erano lontani dalla chiesa. E’ un combattente e stiamo imparando a combattere anche noi”. Stefania è una delle persone che si occupa della parrocchia e organizza burocraticamente la vita della comunità di 10 mila anime. “Il rispetto delle regole è il dono più prezioso che ogni giorno concede Don Francesco - spiega ancora Stefania - quelle della vita, del rispetto umano e della chiesa. Con questo approccio noi fedeli abbiamo capito che è importante andare a messa la domenica o adorare il Santissimo nei momenti particolari che vive la comunità. E molto lo dobbiamo a lui. Perché sa tenerci tutti uniti soprattutto in preghiera”. E presto tutta la comunità si riunirà attorno alla reliquia di Santa Caterina Volpicelli da Napoli e alle tre reliquie da San Ludovico da Casoria che non sono mai state a Casal Di Principe “non c’è stata mai una missione prima d’ora con questi santi - conclude Stefania - grazie a Don Francesco abbiamo capito che attorno a quei santi, al cospetto di Dio siamo davvero tutti uguali e che non occorre mettersi in bella mostra”.
E così in quella terra dove la parola ‘casalesi’ evoca ancora fatti bui e un periodo in cui la camorra l’ha fatta da padrona, Don Francesco è li a vivere insieme alla sua comunità di 20 mila abitanti aiutando chi, con quella seconda possibilità, vuole ricominciare.
Se volete un sommarietto: “E’ un vulcano non si ferma mai - spiega Stefania - a volte vorrei che ci desse un attimo di tregua ma è sempre li a riempire la settimana. Da solo si vede perso ha bisogno di tenere la chiesa viva e di vedere che c’è gente che prega”