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mercoledì 09 ottobre 2024
 
Portici
 
Credere

Don Giorgio Pisano, Il parroco con i piedi nelle scarpe degli altri

31/10/2018  A Portici, nel Napoletano, la gente va via perché manca il lavoro, ma la parrocchia è in prima linea nell’educazione dei giovani e nella promozione di una cultura della legalità e dell’accoglienza

«Mettere i piedi nelle scarpe degli altri, solo così capiremo cosa significa essere migranti». Don Giorgio Pisano, parroco di Portici, presenta con questa frase l’annuario della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, L’ascolto e il cammino, con il programma per i prossimi mesi.

Siamo alle porte di Napoli, in una città con una densità di popolazione da record, ma che dal 1980 a oggi è passata dai quasi 90 mila abitanti a 50 mila. «Tra la paura del Vesuvio che è qui vicino, la disoccupazione e la violenza, in tanti sono andati via da Portici. Anche io ho perso cinque animatori, partiti in cerca di lavoro per Germania e Inghilterra, ragazzi che mi potevano aiutare nei progetti parrocchiali».

Sguardo semplice, ricci arruffati, don Giorgio non si scoraggia, anzi prosegue le attività con diversi cammini pastorali, indirizzati soprattutto ai giovani, come faceva quando a 12 anni portava a pregare gli scugnizzi del quartiere.

CHIESA CHE SA DI MISSIONE

Entrato in seminario per la voglia di condividere la fede appresa dalla zia Celina, una volta diventato prete, don Giorgio viene subito mandato a Portici e si ritrova a operare in un ambiente difficile, con una divisione politica netta tra destra e sinistra (erano gli anni Ottanta) e la camorra. «Dopo aver ascoltato dom Helder Camara, voce di una Chiesa aperta al mondo, ho vissuto una serie di esperienze: dalle marce della pace agli incontri sulla mondialità con la parrocchia», ricorda.

I campi scuola, i viaggi alla comunità ecumenica di Taizè, i Cursillos e lo sperimentare una Chiesa che sa di missione sono il suo carburante. «Ogni sera, la campanella della chiesa dov’ero impegnato, Maria Santissima della Salute, suonava: era il richiamo per la preghiera. Breve, ma capace di riunire tanti giovani, universitari e quelli parcheggiati in piazza».

Nel 1993 monsignor Agostino Vallini, vescovo ausiliare di Napoli, vuole creare in ogni zona della diocesi un’aggregazione giovanile. Da questo progetto a Portici nasce l’Agorà. Accogliere, riflettere e incontrarsi sono le basi di quest’associazione che diventerà una Onlus. Anche nella parrocchia dove si trova ora, sempre a Portici, don Pisano continua quel percorso incentrato sull’accoglienza. «L’anno scorso abbiamo ascoltato la testimonianza di una famiglia di immigrati della Repubblica del Congo ospite in una struttura Sprar (il sistema statale di protezione per i richiedenti asilo, ndr). Ora sono andati in Francia. Con iniziative come queste cerchiamo di comunicare una cultura di apertura agli altri. Questo è il nostro programma parrocchiale», ribadisce con lo sguardo attento alla realtà.

COMUNITÀ CHE CONDIVIDE

  

Per trasmettere un modello incentrato sulla condivisione, don Giorgio ha in programma di invitare  Mimmo Lucano, il sindaco di Riace al centro delle cronache di queste settimane, e monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi. Nel messaggio alla comunità del Sacro Cuore, il sacerdote ha riprodotto l’immagine di Lampedusa, «una porta sul Mediterraneo che non può essere chiusa».

Tra le attività c’è l’ascolto dei giovani, missione portata avanti da tempo, ma con una novità. Quest’anno apriranno un centro di ascolto, il Time out, in una scuola superiore e in parrocchia, una sorta di sportello con psicoterapeuti e specialisti a disposizione dei ragazzi. «L’ascolto è l’imperativo del Sinodo, e il Papa ci sta dando un esempio meraviglioso di come essere attenti al prossimo», spiega il parroco.

IL RISCATTO CON IL TEATRO

Droga, gioco d’azzardo e abuso dei social media sono i temi sviluppati con gli spettacoli del teatro parrocchiale, riaperto nel 2011 e dedicato a don Peppe Diana, il sacerdote ammazzato dalla camorra nel 1994 a Casal di Principe. Da platea i ragazzi assistono a tante storie di persone come loro. Quest’anno il cartellone propone la Compagnia Itineraria, di Fabrizio De Giovanni, che parlerà della droga con Stupefatto, una storia di prove e tentazioni. I Napoli Nest e altri gruppi racconteranno racket e femminicidio.

Ma al teatro di Portici la recitazione è uno strumento educativo con cui i ragazzi si cimentano anche in prima persona grazie ai laboratori teatrali per bambini e adolescenti che si tengono ogni settimana sotto la guida del regista Luigi Imperato e delle attrici Daria D’Antonio, Elisabetta D’Acunzo e Gioia Miale.

Alla base di tutto c’è la voglia di aprirsi in un territorio afflitto da mancanza di lavoro e nelle mani dell’illegalità. «Un giorno arriva in parrocchia un giovane: scappava dall’usura, era un lavoratore in nero», ricorda don Giorgio. «Era un artigiano capace di creare bomboniere». Nella mente del prete scatta la scintilla: «Gli dissi che potevo ospitarlo, a patto che si mettese a lavorare onestamente. È a questo accompagnamento che mi sento chiamato, altrimenti che parroco sarei?».

EDUCARE ALLA LEGALITÀ

  

I clan camorristici si contendono il territorio, ed è un’altra difficile realtà della Campania. Per questo nella parrocchia ogni marzo si celebra la Giornata dell’impegno contro le mafie: gli animatori vanno nelle scuole a fare formazione sulla cittadinanza, sui beni comuni, a partire dalla terra e dal cibo. «Ci siamo aperti allo studio della Costituzione, ed è nato un comitato per l’acqua pubblica intitolato a don Tonino Bello», racconta Enzo Ruggero, collaboratore di don Pisano e vicepresidente dell’Agorà.

Le attività animate da don Giorgio spaziano anche in tanti altri campi: nove coppie si ritrovano in un percorso di counseling e preghiera. Ogni paragrafo dell’Amoris laetitia di papa Francesco è condiviso con un whatsapp.  E ogni domenica mattina il parroco aspetta i ragazzi per l’aperimessa, una bevanda insieme e poi la celebrazione. «Per i giovani c’è bisogno di un clima diverso, adatto a loro», chiarisce. «Ci serve un luogo in cui mettiamo in gioco la creatività, l’immaginazione, il sogno. Come desiderava don Diana». Così si cammina nelle scarpe degli altri!

Foto di Roberto Salomone

 
 
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