È arrivata ieri, forse a sorpresa o forse no, la nomina di don Giuliano Savina, 55 anni, parroco di Greco a Milano a Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana. Forse perché, seppure inattesa, la nomina è il riconoscimento attento e puntuale del percorso di un presbitero che ha fatto dei temi dell’ufficio che dirigerà il suo percorso di studi, con un dottorato a Venezia in Dogmatica Ecumenica, e di vita, con la sua testimonianza.
Da più di dieci anni parroco di una quartiere di periferia, al confine con la Stazione Centrale, dove il dialogo interreligioso si fa realtà e necessità e l’ecumenismo diventa cifra di accoglienza, non più tardi di domenica scorsa 16 settembre, al Refettorio Ambrosiano, luogo che provvidenzialmente fa parte della sua parrocchia dal 2015 quando Caritas ambrosiana, lo chef Massimo Bottura e Davide Rampello hanno deciso che proprio nell’ormai dismesso teatro di Greco andava lasciato il segno dell’expo 2015 costruendo una mensa per i poveri in nome della Bellezza per tutti, ha organizzato, spendendo energie e relazioni durante tutta l’estate, una 12 ore di lettura di testi sacri che ha visto cristiani, ebrei, musulmani, buddhisti e induisti, gli uni accanto agli altri all’insegna della condivisione.
Proprio ieri dopo aver ricevuto la nomina, a chi si congratulava con lui ha detto: «Prega per me perché sia umile e servo». Perché questa è la sua caratteristica, pur avendo competenze infinite e un orizzonte altissimo di pensiero; pur avendo ricevuto l’Ambrogino D’Oro nel 2016: restare umile e vicino alla gente, sempre pronto a una parola, all’ascolto e a un sorriso per tutti; ad aprire le porte di casa e del cuore rendendosi motore di una comunità che in lui ha trovato un vero punto di riferimento. E proprio alla sua gente ha dedicato il primo pensiero, a loro con cui condivide gioie e dolori ogni giorno da anni e che saluta, uno a uno, alla fine di ogni Messa la domenica mattina mettendosi in fondo alla Chiesa.
«Cara Comunità Pastorale Giovanni Paolo II» ha scritto «senza troppi giri di parole vi comunico che il Consiglio Permanente della CEI, riunitosi il 24-26 Settembre 2018, mi ha nominato Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (UNEDI).
Quando mi è stata chiesta la disponibilità ad accogliere questo Servizio per la Chiesa Italiana ho riconosciuto in essa l’esperienza di fede e di azione pastorale che stiamo vivendo, cioè di una Chiesa che è chiamata ad abitare questo nostro tempo, imparando, con l’ascolto quotidiano delle Scritture, a riconoscere nei segni dei tempi, le tracce del Suo Maestro e Signore. Il suo modo di stare in mezzo noi. Il Suo stile. La Sua accorata preghiera: che siano una cosa sola, perché il mondo creda! (Gv 17). Fu proprio la lettura integrale della capitolo 17 di Giovanni, la preghiera di Gesù nel Getzemani, il Vangelo che scelsi per la prima Messa che celebrai nel 1987.
Il Refettorio Ambrosiano, l'Associazione per il Refettorio, la Palazzina solidale Oikos, l’ospitalità della Chiesa Ortodossa Copta, tutte realtà poste negli immobili delle nostre strutture parrocchiali, dicono questo! La formazione ecumenica ed interreligiosa che in questi anni ha contagiato il nostro vissuto condizionandone lo stile di vita, a partire dalle famiglie dell’Iniziazione Cristiane, è quell’aggiornamento continuo e costante che lo Spirito del Signore ci chiede per stare al passo coi tempi, perché la corsa del Vangelo non si è ancora conclusa, anzi!
La chiamata a essere una Comunità aperta che abita tra la gente multietnica e multireligiosa del nostro territorio, in questa benedetta città di Milano, è una sfida che orienta la nostra azione pastorale, proprio come il nostro Arcivescovo Mario ci ha scritto: Cresce lungo il cammino il suo vigore.
Il cammino non ci ha logorato, il cammino ha accresciuto in noi il vigore nella gioia del Signore, gaudete et exultate, desiderando e cercando di essere come Lui ci vuole. Come scriveva Arturo Paoli: camminando s'apre cammino. Il Signore, camminando, ci fa conoscere i sentieri di vita e ci colma di gioia con il suo volto (At 2,28, Sl 15,11). E questo continuiamo a farlo insieme, ricordandoci come i primi cristiani venivano chiamati quelli della VIA.
Questo nuovo incarico non mi toglie la gioia di essere parroco in mezzo a voi, anzi l’avvalora ancor di più. Un grazie di cuore a don Stefano e a Giuseppina che mi sono vicini, ed ora anche don Luciano che dal Brasile si trova in mezzo a noi per completare gli studi teologici. GRAZIE a tutte le sorelle e i fratelli impegnatI nel servizio dei vari settori della Comunità Pastorale, ai cari ammalati e alle persone che soffrono, in primis, i poveri che ci richiamano alla fedeltà della nostra vocazione.
Stiamo uniti in Lui nella preghiera che nasce dall'ascolto attento delle Scritture, così come gli Apostoli ci hanno insegnato e trasmesso».