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lunedì 09 settembre 2024
 
Chiesa in uscita
 
Credere

Don Guido Trezzani: «Dire Dio nelle steppe del Kazakistan»

15/09/2022  «Qui ho trovato un popolo aperto e predisposto ad accogliere il messaggio di Cristo», dice don Guido Trezzani, missionario nel Paese asiatico, in cui il Papa si è appena recato

La missione è senza confini in Kazakistan. Nelle terre sconfinate dell’Asia centrale, visitate da Francesco dal 13 al 15 settembre, il Vangelo della misericordia e della carità cammina sulle gambe e grazie alle braccia di missionari come don Guido Trezzani, sacerdote monzese approdato in quel di Almaty già nel 1996. «La missione in queste terre ha potenzialità enormi», spiega a Credere. «Il vuoto lasciato dall’ateismo comunista ha creato un terreno, umano e spirituale, estremamente fertile. Questo è un Paese con immense risorse naturali e territori poco abitati, dove le persone sanno porsi in ascolto, intendono conoscere e scoprire, crescere anche dal punto di vista religioso».

Dalla Brianza all'URSS

Nelle steppe dell’Asia centrale ottocento anni fa attraversate da Marco Polo e da missionari come il frate francescano Guglielmo di Rubruck, don Trezzani, 67 anni, ha messo radici. Nella piccola Chiesa locale oggi si occupa di un Villaggio per bambini disabili, l’Arca, ma anche della Caritas nazionale del Kazakistan. Studi al Russicum, passione per le culture orientali, nel 1986 – in tempi di guerra fredda – il sacerdote brianzolo inizia a frequentare da “missionario turista clandestino” i Paesi dell’Unione Sovietica, prima di svolgere servizio in Armenia e Georgia, accanto alle Missionarie della carità di Madre Teresa di Calcutta che, dopo il terremoto che devastò l’Armenia nel 1988, ebbero il permesso di stabilirsi nel Paese per l’opera di assistenza.

Dopo un passaggio in Siberia, nel 1996, con l’apertura delle frontiere, don Guido Trezzani approda in Kazakistan, chiamato per i suoi studi ingegneristici a dare un contributo per costruire la chiesa cattolica nella città di Almaty, che nel 2000 diverrà cattedrale della diocesi. Da allora l’avventura della missione in Kazakistan è ininterrotta. «Sono arrivato con un bagaglio conoscenze precedenti alla perestrojka, vivendo i cambiamenti politici, sociali e religiosi nelle nazioni ex sovietiche», racconta. «Ho trovato un popolo molto aperto, con una predisposizione ad accogliere il messaggio di Cristo: questa è la sfida, riuscire a incrociare quel bisogno di infinito che c’è nel cuore umano, avviare un dialogo per piantare il seme del Vangelo che poi fiorisce per grazia di Dio». Prosegue: «Il linguaggio universalmente inteso è quello dell’amore: per questo con la Caritas, che offre aiuto e sviluppo a bambini, disabili, anziani, giovani, per pura gratuità e senza alcuna selezione, la comunità dei battezzati si fa sommessamente strada nella società».

«Nella logica di una Chiesa “in uscita”», continua il missionario, «cerchiamo il partenariato con le istituzioni, operiamo per costruire insieme un futuro prospero per le nuove generazioni». Lo spirito, osserva, è quello di «rischiare l’incontro con l’umanità del nostro tempo, nelle sterminate terre del Kazakistan, senza concentrarsi su obiettivi solo interni alla Chiesa, ma per il bene delle persone. La carità ci spinge a conoscere i bisogni materiali e spirituali della gente. In tal senso speriamo che la visita del Papa possa aiutarci, portando una ventata di Spirito».

Nelle mani della Provvidenza

  

Così è nato il Villaggio dell’Arca: «Non avevo mai lavorato con i bambini ma il Signore ha messo sulla mia strada quest’opera, nata dal constatare le precarie condizioni degli orfani negli istituti statali. Abbiamo avviato, verso la fine degli anni ’90, un piccolo orfanotrofio per bambini disabili; la realtà è cresciuta, oggi ospita circa 60 ragazzi, e da circa dieci anni le stesse istituzioni civili ci inviano bambini di famiglie a rischio o con problemi di carattere sociale». Tuttavia, sottolinea ancora il missionario, lo Stato potrebbe da un momento all’altro assumere la gestione dell’opera e dunque «il futuro resta pieno di incognite. Viviamo la nostra missione nella precarietà, nel nostro qui e ora, con la certezza di avere solo il presente per testimoniare, con la vita e le opere, l’amore di Cristo per l’umanità». I disordini e le rivolte sociali registratesi in Kazakistan nel gennaio scorso rappresentano un campanello di allarme anche per la vita della Chiesa, in un contesto in cui i musulmani costituiscono circa il 70% della popolazione, i cristiani ortodossi circa il 20%, mentre i cattolici sono circa 125 mila: «È difficile dire quanta libertà avremo», confida don Trezzani. «Finché c’è possibilità di esserci e di agire, lo facciamo. Viviamo il Vangelo oggi senza avere certezze e garanzie per il futuro. Siamo nelle mani della Provvidenza di Dio. La carità è la via che abbiamo per incontrare l’uomo e su questa via camminiamo».

Villaggio Arca per "fare casa"

Nel 1999 don Guido Trezzani, con l’aiuto dell’associazione Arca, compra una vecchia colonia estiva dei tempi sovietici a Talgar, 35 chilometri da Almaty. Grazie ai donatori, edifici semidistrutti vengono ricostruiti: prima gli alloggi, poi la cucina e il refettorio, infine la scuola e l’ambulatorio medico. Il villaggio si popola di orfani e di bambini con deficit fisici e mentali. Nello spirito di “fare casa” l’associazione aiuta anche le famiglie ed esegue l’inserimento dei giovani nella società: i ragazzi accolti nel corso degli anni ora lavorano ad Almaty e vivono in modo indipendente.

La chiesa in Kazakistan

  

In un Paese che da solo abbraccia un territorio (2,7 milioni di kmq) che è una volta e mezzo l’Unione Europea, ma ha 18 milioni di abitanti (un terzo dell’Italia), la Chiesa cattolica ha 5 circoscrizioni (tre diocesi e due amministrazioni apostoliche) per 125 mila battezzati, con 104 preti (di 20 diverse nazionalità), 133 suore, in 81 parrocchie (una è greco-cattolica), e oltre 130 tra stazioni missionarie e centri pastorali. Con 42 istituti e centri caritativi, la Chiesa è attiva nel sociale. Nelle parrocchie, ancora segnate dall’appartenenza nazionale (polacca, russa, tedesca), si promuove l’uso della lingua kazaka. Nel 2003 è stata creata la Conferenza episcopale del Kazakistan, nel 2021 la Conferenza dei vescovi dell’Asia centrale.

Multimedia
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