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sabato 03 giugno 2023
 
 

"Li ho aiutati così, erano uomini"

12/06/2014  Don Marco Eusebio è parroco di Rogoredo. Ieri mattina, martedì 11 giugno, quando ha saputo che in stazione c'erano 40 ragazzi africani senza acqua nè cibo non ci ha pensato molto prima di portare loro aiuto.

C’è un’Italia che si muove e aiuta spontaneamente, anche senza che ne abbia l’incarico. Un’Italia che si occupa, preoccupa e interviene, persone che passano e non si voltano dall’altra parte. Don Marco Eusebio ha 47 anni; parroco di Rogoredo, ieri mattina martedì 11 giugno, riceve la telefonata di un suo parrocchiano che di mestiere fa il taxista e, come lui, “non se ne frega”.

«Mi dice che ci sono una quarantina di ragazzi africani in stazione e che, a parer suo, hanno bisogno di aiuto». Don Marco non ci pensa su; «se ci chiedono aiuto e si può fare, si fa. Vediamo, però, cosa si può fare». Così per prima cosa chiama l’opera diocesana San Vincenzo per allertare di quanto succede, poi va a vedere la situazione in stazione«sempre meglio vedere con i propri occhi» e, infine, decide. «Arrivato là trovo questi ragazzi stremati dal caldo e dalla fatica. Negli occhi e nei corpi chilometri di viaggio e un grande senso di abbandono. La polizia mi dice che la protezione civile pensa all’acqua, ma di cibo neanche l’ombra».

Torna in parrocchia e con l’aiuto di un signore della San Vincenzo organizza tutto velocemente per portare a questi ragazzi 40 sacchetti di primo soccorso. «Li chiamo “i sacchetti del viandante”; li teniamo sempre pronti con dentro cibo non deperibile, come scatolette di tonno e carne in scatola rigorosamente di manzo, grissini, crackers, acqua e qualche tovagliolo per pulirsi». La polizia, nel frattempo, sta lì tutto il giorno con loro «non sono in arresto» dice uno di loro, «ma stiamo per non lasciarli soli, allo sbando».

Finalmente verso sera vengono trasferiti in questura per il riconoscimento. Don Marco si stupisce della nostra telefonata. «Non ho fatto niente di eccezionale se non quello che era in mio potere fare. Davanti a una richiesta di aiuto, rispondere». Prima di salutarci mi confida di non essere sereno. «Temo che non sarà l’ultimo episodio, perché Rogoredo è una stazione di snodo. Così ho detto in parrocchia di cominciare a fare scorta di derrate alimentari. Se, poi, iniziasse a esserci una certa frequenza di arrivi attiveremo il decanato e altri fratelli, compresa la Caritas. Vedremo». E poi torna a giocare con i bambini dell’oratorio estivo.

 
 
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