È arrivata la solidarietà da tutto il mondo del volontariato, delle istituzioni, dei cittadini comuni, dei suoi parrocchiani. Don Maurizio Patriciello, che la mattina del suo compleanno si è svegliato con la notizia di una bomba carta fatta esplodere davanti al cancello della sua parrocchia, San Paolo Apostolo, a Caivano, risponde subito che «noi continuiamo per la nostra strada. La sete di giustizia è parte dle nostro dna , è come la nostra pelle e tu non puoi strappare la pelle a un uomo. A questi fratelli dico: siete la rovina dei vostri figli». Lo dice a messa, nell’omelia della prima messa celebrata dopo l’esplosione dell’ordigno che ha danneggiato il cancello dell'ingresso pedonale al cortile della chiesa. Per lui nessun danno, visto che non dorme nei locali della parrocchia, ma un chiaro segnale per lui che da anni si batte per la bonifica della Terra dei fuochi e denuncia l’inquinamento da rifiuti che la camorra ha seppellito in queste terre. Da novembre, poi, il sacerdote, la cui parrocchia cade nella piazza di spaccio fra le più grandi d’Italia, si sta battendo per fare piena luce sull'omicidio di Antonio Natale. Il ragazzo, sparito e poi ritrovato senza vita, sarebbe stato ucciso per un debito di droga. All’indomani dell’assassinio don Patriciello, proprio nei locali della parrocchia, ha tenuto a battesimo il “Comitato di liberazione contro la camorra”, un movimento cui partecipano professionisti, imprenditori, parroci, associazioni, tutti uniti per fermare la sopraffazione della criminalità organizzata.
La procura di Napoli sta lavorando sull’ipotesi che l’idea della bomba carta sia partita dal gruppo criminale dei Cristiano che, nelle scorse settimane ha fatto affiggere manifesti funebri con il nome di Biagio Chiarello, il comandante della polizia municipale di Arzano, che ha organizzato nel quartiere un corteo contro la camorra e che fa parte del Comitato voluto da don Maurizio Patriciello. L’azione intimidatoria farebbe parte di una serie di sparatorie, omicidi e uso di bombe carta nell’ambito della lotta per il controllo dell’area tra Arzano, Frattamaggiore e Casoria.