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martedì 11 febbraio 2025
 
la riflessione
 

«Le nostre vite nel terrore di chi spara per farsi la guerra»

05/03/2022  Le stese a Frattamaggiore e Frattaminore, il fuggi fuggi e la paura della gente che sprofonda nell’angoscia. La riflessione di don Maurizio Patriciello che lancia l’ennesimo appello: «Lo Stato deve assumersi le proprie responsabilità e scendere in campo. Con risolutezza, convinzione, efficacia»

Sono ritornati. Per la verità, non se ne erano mai andati. Dopo le quattro bombe fatte esplodere poche settimane fa, però, anche grazie alla massiccia presenza delle forze dell’ordine, c’erano stati giorni tranquilli. La guerra in Ucraina, poi, ci aveva distratti dalla nostra situazione locale, e fatto sperare che “ quelli” l’avrebbero smesso. Sono nostri fratelli, nostri vecchi amici, vicini di casa. Hanno condiviso le nostre stesse povertà, le stesse privazioni. Non hanno lottato, però, hanno ceduto. Pensando di fare i furbi, hanno imboccato la strada maledetta, l’unica che la camorra è in grado di offrire a chi bussa alla sua porta. Hanno deciso di vivere a sbafo, sulle spalle della povera gente, dei loro vecchi amici. Di lavorare non hanno mai avuto voglia, e per mettersi al riparo delle oscenità che vanno compiendo, si sono inventati di un vocabolario a proprio uso e consumo. Studiare? Nemmeno, troppo impegno, troppi sacrifici.

Loro vogliono tutto e subito. E se nessuno glielo dà, se lo prendono con la forza, le intimidazioni, le armi. Le armi, ancora le armi, sempre le armi. In Ucraina – stupide e assassine – in questi giorni tuonano le armi. Anche nei nostri paesi, purtroppo. Sono ritornate mercoledì. Eravamo a Messa, pronti a chinare il capo e ricordare quello che da sempre sappiamo e mai vogliamo ammettere: che siamo e torneremo a essere polvere. Che con Dio, però, possiamo scavalcare i monti dell’orgoglio, della vanità, del delirio di onnipotenza, nostri veri nemici.

Eravamo in chiesa, dunque, quando, a Frattaminore, il paese dove sono nato e dove vivono i miei fratelli, i miei nipoti, tanti miei cari amici, nella piccola piazza che ancora conserva il sapore delle buone cose antiche, sono tornati “loro”. A bordo di una mezza dozzina di potenti motociclette, gridavano come forsennati e sparavano all’impazzata. Una stesa. Il panico. Il fuggi fuggi. Stessa cosa nella vicina Frattamaggiore.

Nelle sere seguenti a Casoria e a Boscotrecase due pregiudicati venivano freddati. Comandare. Controllare il territorio. Essere i primi, gli unici. Arricchirsi. Le antiche tentazioni che da sempre tormentano e schiavizzano l’uomo. Costi quel che costi, qualunque sia il prezzo da pagare, bisogna vincere. Per farlo, innanzitutto, occorre impaurire i buoni, metterli a tacere, rinchiuderli in casa. Hanno i figli? Li tenessero al sicuro. Potrebbero - come accadde alla giovanissima Annalisa Durante – morire sotto i colpi. Per errore. Pistole e mitragliette non sono intelligenti, come non lo sono coloro che ne fanno uso. Al mio paese sono tornati la sera del Mercoledì delle ceneri. Prepotenti. Mascherati. Armati.

Tutto, come sempre, è avvenuto alla velocità della luce. Arrivano, sparano, scompaiono. E le famiglie sprofondano di nuovo in quell’angoscia da cui, lentamente, si stavano riprendendo. Almeno qua, la dinamica è chiara e ben conosciuta dagli inquirenti. Due clan della vicina Arzano si stanno facendo guerra. Uno dei due deve soccombere. Spazio per la diplomazia non ce n’è. In un bar, pochi mesi fa, ci fu una sparatoria spaventosa.

Colpito a morte, il bersaglio; feriti due dei suoi complici. Purtroppo, sotto i colpi finirono anche due avventori che con questa scia di morte non c’entravano niente. Vivi per miracolo. Ho avuto modo di visionare le foto dello scempio.

Cose da archiviare al più presto nella memoria per continuare a credere nell’uomo, nella sua intelligenza, nella sua bontà. È vero, a tutto ci si abitua. Anche alla camorra e alle guerre. Ma non deve succedere. Lotteremo perché non succeda. Il fuoco non si spegne con il fuoco. L’odio riaccende e alimenta l’odio. Cedere alla rassegnazione equivarrebbe a darla vinta al male. Occorre liberare i cittadini che vivono in queste zone della Campania.

Da troppo tempo sono prigionieri di queste bande. Da troppo tempo levano la voce verso coloro che detengono il potere perché anche sul loro suolo prevalga la pace, la democrazia, la civiltà. La camorra è una sanguisuga che non si sazia mai. Un buco nero che attira gli ingenui e li condanna a morte.

La camorra deve essere sradicata, strozzata. E per farlo, la brava gente e le buone intenzioni non bastano. Lo Stato deve assumersi le proprie responsabilità e scendere in campo. Con risolutezza, convinzione, efficacia.

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