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martedì 15 ottobre 2024
 
 

Don Mazzi: "La cannabis è una porcheria"

14/01/2014  La proposta della legalizzazione parte del principio "massimo capriccio minimo sacrificio", che contrasta con qualunque principio di seria educazione. I danni per i ragazzi.

Non voglio perdermi in parodie fantapolitiche, perciò tiro diritto per la mia strada, sotto la sassaiola dei progressisti e degli ultrà dell’antiproibizionismo. Per me la cannabis è una porcheria pacchiana e laida come lo sono il gioco d’azzardo, l’alcol, il motorino truccato, il bullismo metropolitano, la coca e il computer “cerca-malanni”. La cannabis è un capriccio. E sui capricci non c’è un più o un meno.

La teoria del minore dei mali può giustificarsi in chiave economica, terapeutica e antimalavitosa. Ma per la pedagogia e l’educazione si parte da lontano per prevenire. Il principio “massimo capriccio, minimo sacrificio” non fa parte dei nostri comandamenti. Insisto sul prevenire e sull’educare. Perché anche a tanti cattolici la parola educazione non è molto familiare. Abbiamo dato parecchio risalto al lavoro, alla scuola, alla famiglia. L’educazione è creativa, impegnativa, sempre nuova e non la si impara sui libri, ma attraverso una vita vissuta “controcorrente”. L’educazione è la scienza che insegna ai grandi e ai piccini come liberarsi dai bisogni superflui per librarsi più leggeri.

Questa società debosciata in adorazione di idoli sballati e impegnata nella svogliata ricerca del trastullo idiota butta sul mercato, nel momento più delicato e doloroso della nostra Italia, una delle sostanze più equivoche e pericolose. Pericoloso, per me, va riferito soprattutto alla salute mentale. Per molti la motivazione principale del no sarebbe la pericolosità fisica. Vorrei, invece, arrivare prima di questa pericolosità, anche se non va sottovalutata. Il vizio, il capriccio, la dipendenza sono infamanti e disgustosi in sé.

Penso ai nostri figli: gli adulti, anziché preoccuparsi di proporre loro sogni positivi, impegni carichi di
motivazioni, avventure solidali, permettono che si avvicinino a esperienze vuote di senso. Altre volte ho scritto che l’Italia non può ripianare i suoi debiti moltiplicando le multe, permettendo bische televisive e riempiendo i bar di macchinette mangiasoldi. Oggi, aggiunge un diadema in più. Vedo già il dibattito parlamentare infuocato: domani la cannabis legalizzata passerà davanti alla disoccupazione galoppante, agli stipendi da fame, alla burocrazia imperante.

 
 
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