Mi ha preso il magone quando, la settimana scorsa, aprendo un settimanale ho letto uno dei tanti titoli: “E dopo Francesco? Ecco i tre candidati”. Con sottotitolo: “In Vaticano già si pensa alla successione”. Che ci sia qualcuno che già pensa alla fine di questo papato credo faccia male a tutti e, penso, soprattutto al giornalista, dalla pensata idiota e antipaticamente anticipatoria.
Abbiamo appena cominciato ad assaporare, giorno dopo giorno, questo miracolo e questo regalo che ci ha fatto il Padreterno, in un momento così delicato per il mondo e per la Chiesa, e già gli uccellacci del malaugurio svolazzano, pesanti e sinistri, tra le pagine della stampa.
Mi rifiuto di pensare e di presagire sui Papi di domani, quali saranno i più o meno degni di salire “sul trono”. È mai possibile che la nostra vita quotidiana non possa godere delle poche gioie che ha già e abbia voglia di imbrattarle?
Ci sono certi difetti nella cultura della comunicazione così strampalati da obbligarci (anch’io purtroppo faccio parte di questo mondo) a disprezzarla e a evitarla, con tristezza. A noi lettori pare, non sempre con ragione, che ogni piccolo segno negativo possa ingigantire in un attimo e ogni segno positivo invece venga, con altrettanta esagerazione, male interpretato e sottovalutato.
Vale sempre l’idea che le disgrazie portano più utenti, più acquirenti e quindi più “soldi”? Per fortuna anche dentro questi mezzi crescono palesi contraddizioni che ci permettono di non perdere totalmente la speranza e l’ottimismo.
Infatti lo stesso editore che lanciava questo lugubre titolo, il medesimo giorno riportava la recensione di Eugenio Scalfari a un libro di monsignor Vincenzo Paglia, e finiva così: «Aggiungo da parte mia: per i non credenti è un incontro con i valori laici della libertà, dell’eguaglianza e della fraternità».
Godiamoceli i valori che nessun’altro Pontefice ci ha fatto assaporare, senza perdere tempo a manipolare “pendolini” stregati. E, anche se valgo meno di certi personaggi, permettetemi di augurare lunga vita a questo Francesco capace, come pochi altri, di farci intuire un cristianesimo diverso e una gerarchia commisurata sul “servizio” e non sul potere.
Foto Reuters