I dati, dice don Maurizio Patriciello, il prete simbolo della "terra dei fuochi" «bisogna saperli leggere». Lo studio appena pubblicato che completa il registro tumori infantili sottolinea che in Campania «i bambini e gli adolescenti si ammalano con la stessa frequenza che nel resto d'Italia, tranne che per i tumori epiteliali maligni negli adolescenti». Sembrerebbe una buona notizia. Almeno così l'ha intesa il Governatore Vincenzo De Luca: «Sulla terra dei Fuochi, in particolare, non c'è nessuno scostamento statistico rispetto ai dati nazionali e al resto della Campania».
E invece secondo don Patriciello «è una notizia orribile. Noi che siamo una zona a vocazione agricola siamo passati dal 1993, dove si registrava un 23% in meno di tumori infantili rispetto alla media nazionale, ad ora in cui siamo allineati al resto d'Italia. Questo significa che l'incidenza dei tumori tra i bambini campani in vent'anni è cresciuta il doppio rispetto alla già drammatica crescita in Italia che colloca il nostro Paese tra i primi al mondo per questo tipo di patologie. E comunque questa lettura "positiva" della situazione nella Terra dei fuochi è in contrasto con quanto certificato dall'Istituto superiore di Sanità appena un anno fa».
Andiamo allora a riprendere quel rapporto dove, tra l'altro si legge che «Il quadro epidemiologico della popolazione residente studiata» risulta caratterizzato «da una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie a eziologia multifattoriale». Malattie che, appunto, «ammettono, fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti, l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani». In particolare «si sono rilevati eccessi nel numero di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori, e, in entrambe le province, eccessi di tumori del sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni».
Sempre in questi giorni il Commissario di Governo per l'emergenza roghi Michele Campanaro ha affermato che «in cinque anni i rochi sono calati del 55% e oggi non si può più parlare di una vera e propria emergenza, ma di una situazione da monitorare costantemente e che riguarda 90 Comuni a cavallo delle province tra Napoli e Caserta». Almeno questa è una buona notizia? «Questa è una notizia bellissima - commenta don Patriciello - ma bisogna raccontare l'antefatto. Cinque anni fa fui ricevuto al Viminale dell'allora ministro per l'Interno Rosanna Cancelliari. Le feci vedere un album di fotografie che documentava tutte le "schifezze" delle nostre terre. La Cancellieri ne fu sconvolta e mi promise che avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per intervenire. E' stata una dei pochi politici che hanno mantenuto la parola, perché un mese dopo nominò il viceprefetto di Milano Donato Cafagna Commissario di Governo per l'emergenza roghi. Il suo incarico si è concluso pochi mesi fa ed è quindi durato giusto cinque anni durante i quali ha ottenuto questi eccellenti risultati. Adesso il lavoro viene continuato dal dottor Campanaro con cui siamo in ottimi rapporti».
«Quindi una svolta c'è stata, anche grazie all'impegno di tanti volontari, ma per eliminare il problema bisogna affrontarlo alla radice. Nella terra dei fuochi non bruciano rifiuti comuni, ma scarti delle industrie che lavorano in regime di evasione fiscale. Ma quando ho fatto presente questo a un incontro che ho avuto alla Reggia di Caserta con Matteo Renzi e Vincenzo De Luca, il Governatore mi ha risposto: "Con una disoccupazione di questa portata, come si può pensare di mettere le mani su tutto questo sommerso?". Quindi tutti conoscono benissimo come stanno le cose: siamo come negli anni '80, quando il contrabbando di sigarette veniva tollerato perché dava da mangiare a migliaia di famiglie. Ma questo tentativo di voler normalizzare una situazione che non è per niente normale lascia davvero l'amaro in bocca».