Quando Mino Martinazzoli, allora sindaco di Brescia, sventrò la città per costruire il termovalorizzatore e usarne l’energia prodotta per riscaldare oltre il 70 per cento delle abitazioni cittadine, la Lega si oppose con durezza. Oggi Matteo Salvini indica, invece, la presenza dei cinque impianti lombardi (quello bresciano è il più grande d’Italia), come esempio da seguire e ne propone la realizzazione anche in Campania, uno per ogni provincia.
«Ma questa non è una soluzione, tutt’altro», spiega don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e simbolo della lotta contro i roghi tossici nella Terra dei fuochi. «L’ho incontrato su suo invito», continua il sacerdote, «e gli ho detto chiaramente che la soluzione non è certamente quella. Va bene la raccolta differenziata, vanno bene i droni e le telecamere, ma gli inceneritori non servono. L’ho spiegato al ministro con dati alla manoi».
Il parroco ha ricordato al titolare degli Interni che, in queste terre, «si producono 5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 28 di rifiuti industriali, di cui 22 regolari e seimila di rifiuti industriali che vengono occultati perché prodotti in regime di evasione fiscale. Questo fa capire subito che il problema non sono i rifiuti delle case e quindi la risposta non sono gli inceneritori. Il punto da affrontare è il sommerso: in una terra dove non c’è occupazione tanti lavorano in nero e chi lavora in nero certo poi non può smaltire i rifiuti secondo un ciclo regolare. Qui ci sono tante industrie fantasma. Anche aziende che si occupano di smaltimento dell’amianto nelle vecchie case. E questo amianto smaltito in nero dove va a finire? A Salvini ho detto che bisogna intervenire sul rapporto tra lavoro nero e camorra, lavoro nero e roghi, lavoro nero e rifiuti, non aggiungere inceneritori».
Dai ministri «e ringrazio che siano venuti a fare un consiglio qui, con una attenzione che prima non avevamo avuto», don Patriciello ha portato Aurora, una ragazzina di 12 anni malata di tumore, «che con la sua freschezza e senza timidezze ha detto a tutto il Governo che i bambini non possono stare in ospedale».
Patriciello chiede che si intervenga innanzitutto sull’emergenza: «Bisogna mandare subito qualcuno a spegnere i roghi, che continuano a produrre diossina e chissù cos'altro, nei siti di raccolta. Se sono dolosi c’è ancora più pericolo. Bisogna presidiare questi luoghi e, soprattutto, sorvegliare Taverna del Re, il sito di stoccaggio più grande della Campania. Lì ci sono sei milioni di tonnellate di eco balle. Quale disastro ci aspetta se qualcuno va a incendiare quel sito?»
Ma oltre l’emergenza, per il parroco di Caivano, occorre anche un piano a medio termine e uno a lunga scadenza. «Più che i militari va raddoppiano il personale delle forze dell’ordine, carabinieri, polizia, guardia di finanza. Perché a medio termine va controllato il lavoro in nero e vanno prese misure perché questo lavoro possa emergere. Mi rendo conto che spesso le aziende non ce la fanno e i disoccupati si accontentano di quello che trovano, ma le prime vittime di questa situazione sono gli operai. Questo lavoro va riportato in superficie e le aziende devono smaltire i rifiuti in modo regolare».
E, infine, con uno sguardo a lungo raggio, «ma senza aspettare chissà quanto tempo, vanno bonificate le zone critiche, quelle dove il percolato cola nelle falde acquifere, quelle dove sono stati interrati i rifiuti tossici. Ripeto, sono stato ascoltato da tutti prima che firmassero il protocollo. Adesso però occorrono i fatti, perché mentre si discute io continuo a celebrare funerali di bambini».