«Sono un giovane prete felice. Felicità è andare a letto la sera soddisfatti di quello che abbiamo vissuto. Felicità è amare quello che vivo, il mio ministero, le relazioni, gli incontri, gli spazi fisici e digitali che abito». Trentanove anni, sacerdote da 12, vicario parrocchiale a Brugherio (Monza e Brianza), don Pietro Guzzetti è come il Gesù senza croce, di solido bronzo e di energia luminosa, da cui si è sentito abbracciato tante volte in seminario e che ha voluto sull’immaginetta della sua ordinazione sacerdotale, con una citazione di sant’Agostino: «Davanti a te la mia forza e la mia debolezza. Conserva quella e guarisci questa». Perché, dice don Pietro, «in me, in ognuno di noi, c’è forza e debolezza. E il Signore le abbraccia entrambe, senza riserva».
La felicità, per don Pietro, viene da lontano: «Quando frequentavo Ingegneria, al mio oratorio della parrocchia Regina Pacis di Saronno arrivò don Fabio. In tutto quello che faceva, emanava sempre una gioia particolare che non avevo mai sperimentato. Mi sono interrogato su quella gioia e messo in cammino sulla stessa strada. Un uomo per essere felice deve incontrare testimoni credibili della fede vissuta. Questo è lo stile con cui cerco di spendermi nel mio ministero, provando a mostrare nei diversi spazi fisici e digitali che abito il volto di una Chiesa interessata alla relazione, all’incontro con l’altro, di qualsiasi orientamento sia, qualsiasi situazione stia vivendo»
Dio prima di tutto
Don Pietro, da sacerdote, ha conseguito una laurea triennale in Linguaggi dei media e una magistrale in Comunicazione di impresa. Ha una profonda sete di comunicazione. Prima di tutto con Dio: «Al mattino, alle 7.30, ogni giorno, apro la chiesa. Vorrei restare a letto ma svegliandomi presto posso pregare, lasciarmi abbracciare da Dio. Una grazia infinita». Poi la giornata è intessuta di relazioni con gli altri: «In parrocchia, come ogni sacerdote, celebro la Messa, predico, confesso, seguo le catechiste per i percorsi dell’iniziazione cristiana, i giovani che si preparano al matrimonio. Entro nelle case, porto l’Eucaristia agli ammalati, la benedizione a chi la desidera. Ma poi c’è una divertente arte del rendermi incontrabile anche fuori dagli spazi organizzati.
Mi piace camminare leggendo e incontro sempre qualcuno con cui mi fermo tre minuti a parlare. Anche mentre faccio la spesa al supermercato mi capita di trovare qualcuno che mi chiede dei Battesimi». Non lo trovi solo a Brugherio perché, come dice lui, abita anche i social: «Oggi siamo tutti abitanti non solo del mondo, ma della rete. Giovani e meno giovani. C’è un signore settantenne della mia parrocchia che ogni volta, confessandosi, mi ringrazia per i “pensierini” che scrivo sui social. Mi regala un sorriso. E mi restituisce il valore di questi ambienti. Io, poi, non riempio i social di citazioni evangeliche e immagini sacre. Lancio piccole provocazioni. Come un seminatore. Poi incontrerò tanti terreni, alcuni fecondi, altri aridi. Abitare i social è un modo di essere Chiesa in uscita, come vuole papa Francesco. Una Chiesa che va incontro alle persone negli spazi in cui vivono. Un tempo era più facile incontrare le persone dentro i nostri spazi ecclesiali, adesso forse dobbiamo fare qualche passo in più»
Oltre l'Indifferenza
Don Pietro è stato per un po’ anche in radio, ospite fisso del programma Deenotte su Radio Deejay. E, in mondi diversi dal sagrato della chiesa, gli è capitato, come il samaritano del Vangelo, di fare incontri imprevisti e di prendersi cura di sconosciuti feriti: «Qualcuno, dai social e dalla radio, poi è venuto fisicamente a parlarmi qui, in parrocchia. Una persona è venuta per vivere il sacramento della Riconciliazione, un sacramento delicato, che chiede una grande fiducia reciproca. Bello esserci arrivati anche così».
Tutto questo camminare parte, per don Pietro, dalla forza del Vangelo, dalla sua semplicità, dalla sua capacità di rompere la scorza della nostra indifferenza, dall’abbraccio quotidiano con una Parola che smuove e trascina: «Dal giorno in cui sono entrato in seminario dico a Dio, con il profeta Geremia: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre”. La sua è una seduzione buona, che non vuole rapirti, né vuole farti perdere la testa, ma piuttosto ti vuole fare trovare la testa, ti vuole far capire che il cuore e la testa non sono così distanti. Ogni giorno lo ringrazio per questo. E sono felice se tanti altri scelgono di ascoltarlo e mettersi in cammino sulla strada che Lui ha disegnato per ognuno di noi»
Identikit: chi è don Pietro Guzzetti e i sui commento al Vangelo per Credere e FamigliaCristiana.it
Don Pietro Guzzetti, classe 1983, è nato a Saronno (Varese) ed è stato ordinato sacerdote a Milano l’11 giugno 2011 (a destra, l’immagine-ricordo). È stato responsabile della pastorale giovanile per sette anni a Desio e dal 2017 è vicario della parrocchia San Carlo – Comunità Epifania del Signore di Brugherio. Ha quattro lauree, tra cui una in Ingegneria delle Telecomunicazioni e una in Linguaggi dei media all’Università Cattolica, con una tesi sul rapporto tra la Chiesa e la comunicazione sui social. I suoi profili Instagram e Facebook sono molto seguiti. I suoi commenti alla settimana liturgica del Rito ambrosiano ci accompagneranno nei prossimi numeri di Credere.
Il commento alla liturgia di Rito Ambrosiano su Credere e FamigliaCristiana.it. Da domenica 13 novembre 2022 a cura di don Pietro Guzzetti