Torna anche quest’anno, all’interno
del Festival Biblico, l’incontro “Linfa
dell’ulivo”, organizzato dall’Ufficio
pellegrinaggi della diocesi di Vicenza.
Ci parla di quest’iniziativa don Raimondo
Sinibaldi, direttore dell’Ufficio diocesano
pellegrinaggi di Vicenza.
– Cosa avete ideato per questa edizione?
«La proposta che presentiamo quest’anno
all’interno di un “contenitore” che si chiama
“Linfa dell’ulivo” è quella di fornire un metodo
per capire come leggere la Bibbia, un metodo
che chiamiamo contestuale. In sintesi:
se capisco sempre di più e bene il contesto
storico, religioso, geografico, archeologico
di ciò che leggo, acquisirò ancor più elementi
utili per comprendere meglio quel testo,
altrimenti lo leggerò e lo interpreterò soltanto
con le mie categorie culturali occidentali,
che sono molto diverse da quelle semitiche.
Con il rischio, inoltre, di dare alla lettura
una prospettiva di carattere moralistico,
se si rimane sganciati dal contesto. Maggiore
conoscenza del testo vuol dire, dunque,
che la forza della Parola, messa maggiormente
in evidenza, potrà interpellare di più
la vita delle persone. Il secondo criterio
di “Linfa dell’ulivo”, strettamente legato al
metodo contestuale di lettura della Bibbia,
rappresenta proprio il motivo per cui abbiamo
invitato archeologi, esperti in linguistica
e in varie discipline legate al mondo biblico
a parlare per fornire una maggiore conoscenza
dei luoghi della Bibbia. Terzo elemento importante: il tema di quest’anno del Festival
è fede e libertà».
«Noi, da questo punto
di partenza, vogliamo affrontare il tema molto
delicato che riguarda la fede di Gesù. Perché,
di solito, si guarda a Gesù come vero Dio
e non come vero uomo. Certo, lui conosceva
tutte le cose in quanto figlio di Dio e così,
spesso, il lato umano viene quasi messo
in second’ordine. Vorremmo capire, dunque,
come si è formata ed evoluta la fede di Gesù
all’interno di questo contesto specifico.
Ne parleremo partendo dal luogo del battesimo
di Gesù, vicinissimo proprio a Qumran, per poi
passare ad altri luoghi vicini, come Masada
e porre l’accento, quindi, sugli accadimenti
della zona: la fede fondamentalista
e rivoluzionaria, cioè un messianismo
che non è proprio di Gesù, che è quello, invece,
della consolazione. Questa zona, inoltre, è a
cavallo tra Israele, la Palestina e la Giordania,
cioè del luogo del battesimo di Gesù
e dove troviamo la comunità degli Esseni.
Questa è l’idea di fondo della nostra
iniziativa di quest’anno che verrà
indagata dai nostri relatori».
– Viene anche ripresa e aggiornata
la questione relativa ai rotoli del Mar Morto.
Chi interviene? Su quali profili?
«Su quest’argomento sono previste le relazioni
di tre esperti. Il primo è Marcello Fidanzio,
dell’Istituto di cultura e archeologia delle
terre bibliche presso la facoltà di Teologia
dell’Università di Lugano, che è impegnato
nello studio della ceramica di Qumran,
importantissima per datare i rotoli stessi.
È come mettere sotto l’ascella un termometro
che ci dice qual è la nostra temperatura.
Lo studio della ceramica di Qumran ci può,
dunque, far capire meglio la datazione dei rotoli.
Simone Paganini, ordinario di teologia biblica
ad Aquisgrana, invece, evidenzia l’aspetto
del collegamento tra Giovanni Battista, Gesù
e gli Esseni. Mentre il teologo tedesco Rainer
Riesner, grande conoscitore del Mar Morto,
indaga il nesso tra ciò che è stato trovato
a Qumran e il modo di essere maestro di Gesù,
il divenire della fede di Gesù a partire
da ciò che è stato trovato a Qumran».
– Lei crede che possano esserci novità?
«Io spero che ci siano: la questione Qumran
è conosciuta, ma in questa occasione
potrebbero esserci delle nuove notizie.
La realtà è in movimento e i tre studiosi
stanno ancora operando sul campo».