Il 4 dicembre sera su Rai1, prima puntata di Mission. La seconda andrà in onda il 12 dicembre. Un programma che da qualche mese sta facendo molto discutere. “E’ la prima volta che il dramma dei rifugiati viene portato al grande pubblico” dice il direttore di Rai1. “... l’intenzione era quella di scuotere le coscienze, presentando a una grande platea queste persone che hanno bisogno di aiuto... Per questo abbiamo scelto personaggi noti al pubblico televisivo”. Infatti questo reality vedrà la partecipazione di personaggi come Albano, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Paola Barale, Emanuele Filiberto di Savoia. Saranno loro a farci capire il dramma di milioni di persone dimenticate? Andando nei campi profughi, a pestare fango per renderci più credibile la tragedia?
Molti hanno espresso critiche su questa scelta della Rai, che taglia programmi come C’era una volta, di giornalismo serio, con documentazione e approfondimenti, e investe molti più soldi per realizzare Mission, per puntare sulla commozione e la sdolcinatezza natalizia. A Natale si sa, siamo tutti più buoni, come i panettoni. Già lo scorso mese di agosto Famiglia Cristiana titolava “Cari Vip, lasciateci almeno il dolore”.
La rivista Solidarietà Internazionale, titola la copertina di Ottobre: “RAI: pornografia umanitaria”, con diversi articoli interessanti e scandalizzati davanti ad un progetto così costoso e così modulato sullo schema, forse, dell’Isola dei famosi. Non ultima anche la rivista dei Missionari Comboniani Nigrizia: “MISSION? IMPOSSIBILE!”.
“Certo è che fa un po’ di tristezza - scrive Danilo Giannese - pensare che per sensibilizzare la nostra Italia su quel che accade in Congo abbiamo bisogno di Paola Barale e Filiberto di Savoia e non, invece, di reportage e documentari che indaghino sui perché quelle popolazioni siano costrette a vivere come sfollati, in quelle condizioni di miseria e sofferenza tali che non ci si crede neanche a vederle. Figurarsi in tivù.”
E se questa è la Rai mi nasce una paura. In vista del centenario della prima guerra mondiale, (14 -18) ci manca solo un bel reality, in diretta dall’Ortigara. E per rendere più credibile la vita (e la morte) della trincea, dentro quella tragedia (‘inutile strage’ con 650.000 morti), in mezzo al fango sarà ancora lui, intrepido, il rampollo di casa Savoia, Emanuele Filiberto di Savoia, principe di Venezia a raccontarci dei soldati che uscivano dalla trincea al grido di “Avanti Savoia!”. La Rai, di tutto di più.
don Renato Sacco, Coordinatore Nazionale Pax Christi