Sono un assiduo lettore e le scrivo
perché sono sconcertato dalla
decisione dell’attuale maggioranza
sull’acquisto degli F-35. In questa grave
crisi dove mancano i soldi per il lavoro
dei giovani e per le famiglie, non
condivido l’atteggiamento del ministro
della Difesa e del Governo. Rivolgo
un invito al nostro giornale, sempre
sensibile a iniziative del genere, per
invitare i cittadini a una ferma protesta,
chiedendo al Governo di destinare
i fondi previsti per l’acquisto degli
F-35 per risolvere i problemi urgenti e
inderogabili del Paese. Per quanto mi
riguarda, non darò mai più il mio voto
a partiti che sostengono iniziative
molto discutibili.
Fabian F.
A
Credo sarà rimasto anche lei sorpreso
nel vedere la palese soddisfazione con
cui il ministro della Difesa ha accolto
la decisione, nei fatti, di non bloccare
l’acquisto degli F-35. Dispiace già
molto vedere un esponente del mondo
cattolico, ergersi a difensore di una
spesa che non solo è eticamente
criticabile, ma in tempi di crisi suona
anche come una beffa per famiglie
in difficoltà, e per chi ha problemi ad
arrivare a fine del mese. Ma, ancor più,
mi ha ferito l’incredibile è infelicissima
frase con cui ha voluto difendere
una scelta indifendibile: «Per amare
la pace, armare la pace». Quanto
ci siamo allontanati dal Vangelo!
Umberto B - Padova
Quando non si vuole affrontare un problema si adotta la tattica del rinvio, con motivazioni ambigue che possono essere interpretate in modo differente e contrastante. Così è avvenuto per la questione degli F-35, cacciabombardieri di cui nel Paese alle prese con problemi ben più seri e urgenti, non si sente alcun bisogno. Né bastano le accalorate parole del cattolicissimo ministro della Difesa a giusticare una spesa assurda, su cui i Governi di altre nazioni hanno innestato una vigorosa marcia indietro. In più, il ministro se n’è uscito con una penosa espressione, che rischia di segnarlo a vita come, per analogia, è avvenuto per la contestualizzazione della bestemmia. La pace non può, in alcun modo, essere armata. Su questa strada scivolosa si rischia di giustificare anche una politica guerrafondaia. Sugli F-35, ma anche su tutto il sistema di difesa, è necessario aprire un dibattito pubblico, alla luce dei princìpi della Costituzione e della sensibilità pacifica prevalente nel Paese. A maggior ragione in un momento di crisi e scarsità di risorse da destinare alle famiglie e alle fasce più povere della popolazione. Certe spese militari non sono solo una beffa per cittadini allo stremo e alla fame, ma «gridano vendetta al cospetto di Dio». L’invito a “tirare la cinghia”, a rivedere le spese e a fare consistenti risparmi vale per tutti, non c’è settore dello Stato che possa esentarsi. Da politica e istituzioni, purtroppo, vengono solo chiacchiere. Che fine hanno fatto le tante promesse di tagli agli sprechi e alla spesa pubblica? Tutto di là da venire!