Recenti dati Eurostat mostrano che i percorsi di studi nelle discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) restano a netta prevalenza maschile.E una ricerca dell’Ocse rileva da un lato, la mancanza di sicurezza delle ragazze nelle competenze scientifiche - motivo per cui difficilmente prendono in considerazione questi ambiti scolastici e universitari - e dall’altra il fatto che le famiglie stesse si aspettano che siano i figli maschi a intraprendere studio tecnici, matematici e scientifici, anche quando ragazzi e ragazze hanno una resa scolastica altrettanto alta.
I cinque nomi della ricerca in Italia, presenti all’inaugurazione della Conferenza delle Addette e degli Addetti Scientifici e Spaziali 2023 (organizzata dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale) dell’Università di Padova hanno affrontato proprio questo tema dichiarando che la “scienza è una questione di genere”. La pensano così Amalia Ercoli Finzi, iscritta a ingegneria negli anni Cinquanta quando erano 5 le ragazze iscritte contro 650 maschi, l'immunologa Antonella Viola dell'Università di Padova, Piera Levi-Montalcini, nipote della Nobel e presidente dell'Associazione Levi-Montalcini. Con loro Chiara Montanari, prima italiana capo spedizione in Antartide, e Cinzia Zuffada, presidente Italian Scientists and Scholars in North America Foundation (ISSNAF).
«Sono convinta che scienza e innovazione siano una questione di genere perché le donne sono più brave degli uomini», ha detto in particolare Amalia Ercoli Finzi, che è anche la prima ingegnera aerospaziale italiana, laureata al Politecnico di Milano. «Fin da ragazza mi sono sempre occupata di cose da ingegnere e poi mi sono iscritta al Politecnico, allora eravamo solo 5 ragazze su oltre 650 uomini» e «se mi chiedo: ho fatto qualcosa di buono? Io dico di sì».
Anche per Viola serve un cambio di passo: «Il genere è molto importante nell'innovazione e lo dimostra, per esempio, la medicina, che solo adesso comincia ad affrontare la questione del genere». Sulla stessa linea la nipote della Nobel Rita Levi Montalcini, per la quale è necessario «riportare questione di genere alla primissima infanzia» e «come diceva zia Rita, dobbiamo imparare a chiedere quello che ci spetta, lavorando su noi stesse, tirare fuori le nostre capacità per combattere».