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lunedì 17 marzo 2025
 
Islam
 

Donne arabe al volante, ma solo perché fa bene all'economia

28/09/2017  Cosa c'è dietro la decisione del re dell'Arabia Saudita di concedere alle suddite il permesso di guidare l'auto? Una nuova sensibilità verso i diritti delle donne? Non pare proprio, a leggere le parole di un principe molto influente a corte...

Cosa ha spinto il re Salman a firmare il decreto che autorizza le donne dell'Arabia Saudita a guidare? Una nuova sensibilità verso i diritti femminili? Non pare proprio a sentire le parole del potentissimo bin Talal, uno dei nipoti di Ibn Saud, fondatore del Regno wahabita e presidente della Kingdom Holding Co, società quotata per 18 miliardi di dollari in borsa, riportate dall'agenzia Agi: “Le statistiche del 2015 indicano che sono quasi 1,6 milioni le donne saudite che lavorano. L’impossibilità di raggiungere il luogo di lavoro con un proprio mezzo, costringendole ad affidarsi a trasporti pubblici, taxi o autisti stranieri, pone seri problemi allo sviluppo economico del Paese. Senza contare che per questioni di salute sono i parenti maschi a dover prendere un permesso dal lavoro per accompagnare mogli e figli, e questa situazione ha un costo per l’economia nazionale, minando la produttività della forza lavoro”.

Comunque sia, dal giugno del 2018  le donne dell’Arabia Saudita non dovranno più dipendere dal marito, dal padre o da un qualsiasi uomo della famiglia per andare a lavorare o portare in giro i figli.  E’ dal 1990 che le donne protestano per ottenere questo diritto, quasi trent’anni in cui sono state arrestate o hanno perso il lavoro per questo, come Wajahea al-Huwaider, la prima che nel 2007 riuscì a caricare un video su You Tube i cui si mostrava al volante di un auto.

Insomma, questa conquista femminile potrebbe essere semplicemente dovuta a ragioni economiche. Su cosa si dovrà far leva per eliminare il divieto di indossare abiti che non siano l’abaya, lunga veste nera che copre le donne dalla testa ai piedi. o il niqab, che nasconde anche il volto, di incontrare e intrattenersi con uomini che non facciano parte della famiglia, di frequentare piscine o palestre che non siano esclusivamente per donne, di partecipare alle competizioni sportive o di viaggiare e studiare all’estero, di sposarsi, di lavorare, e di accedere ai servizi sanitari senza avere il permesso di un uomo? L’anno scorso Human Right Watch ha lanciato la campagna #TogetherToEndMaleGuardianship, ovvero “Insieme per porre fine al controllo maschile”.

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