La situazione drammatica in cui versano le carceri italiane è un problema noto e allarmante. Ancora peggio se si guarda alle sezioni femminili degli istituti penitenziari. I dati indicano che le donne sono meno soggette rispetto agli uomini a delinquere e i loro reati sono per lo più patrimoniali, dai piccoli furti allo spaccio. Eppure, le donne si rtirovano a sottostare a una doppia pena: «da una parte quella che scontano per il reato commesso, dall'altra il fatto che il basso numero e la ridotta gravità dei loro reati portano la burocrazia a deviare la maggior parte delle risorse finanziarie verso il carcere maschile. E' lecito allora parlare di discriminazione di genere?». A porsi e porre questa domanda è Antonio Giammarino nell'introduzione del suo libro Donne che si ritrovano dentro (Edizioni Carabba).
In questo piccolo volume - pubblicato nel 2022 - denso di storie, testimonianze, riflessioni e grande umanità, l'autore, fotografo professionista di Pescara impegnato da molti anni in molteplici attività sociali, molto attento alle tematiche relative alla popolazione carceraria in Abruzzo, attraverso una serie di interviste racconta l'universo femminile delle carceri dando voce alle donne che popolano la Cara circondariale di Chieti: persone con le quali Giammarino ha avuto modo di relazionarsi personalmente a lungo, avendo svolto all'interno del carcere laboratori socio-culturali-didattici, oltre ad avere tenuto corsi di educazione alla legalità nelle scuole.
«Pochi ambienti come il mondo carcerario presentano uno spaccato così etereogeneo dell'universo donna», scrive l'autore. Da un lato ci sono le detenute, le donne che non hanno, ma si ritrovano ad essere dentro perché hanno compiuto un reato, madri, mogli, sorelle, figlie, ognuna con il proprio vissuto personale, le proprie sofferenze, la propria fragilità. Dall'altro, ci sono le donne che hanno scelto di essere dentro perché nel carcere svolgono la loro professione: agenti, psicologhe, infermiere, assistenti sociali, impiegate amministrative. Le une e le altre, tutte loro sono donne che si ritrovano dentro e che in questa loro condizione - per motivi di lavoro o per scontare una pena - condividono una parte del loro cammino di vita, del loro percorso interiore, in un costante confronto che, molto spesso, genera uno spirito di solidarietà, di straordinaria "sorellanza".
In occasione dell'8 marzo, Giornata internazionale dei diritti delle donne, il libro Donne che si ritrovano dentro offre lo spunto per riflettere su una parte del mondo femminile che normalmente resta lontana dai riflettori, nell'ombra della reclusione carceraria, che sia una scelta o un obbligo. Il volume - che ha ricevuto anche l'elogio di papa Francesco - è corredato da una fotogallery del progetto "Pittura in...musica", realizzato dalle detenute della Casa circondariale di Chieti.