La polemica che si è scatenata sulla infelice dichiarazione del presidente del Comitato Olimpico Giovanni Malagò sul rugby ha lasciato i suoi echi. Il dibattito ancora acceso apre ad una riflessione più ampia sul tema donne e sport.
Pronta è stata la risposta di Maria Cristina Tonna, responsabile del rugby femminile italiano a cui ha fatto seguito il post della rugbista Elisa Facchini corredato di una sua vecchia fotografia in cui allatta il proprio bambino tra un allenamento e l’altro. Evidente è la bellezza di quella foto che esprime una pienezza di stato, la gioia di fare cose che la rendono felice. Cosa si può chiedere di più ad una donna?
Le donne negli ultimi 50 anni sono diventate sempre più protagoniste, anche con meritato successo, di tante discipline sportive. Hanno, con i fatti, infranto tabù culturali legati al fatto che la donna non può fare certi sport in quanto non le si addicono. Tuttavia, nell’immaginario collettivo permane una visione della donna limitata nelle sue potenzialità ed espressioni.
È di pochi giorni fa il caso di Lara Lugli penalizzata per la sua maternità. Tornando indietro nel tempo ricordiamo la pallavolista Carli Ellen Lloyd che nel 2020 è stata insultata dai tifosi quando ha annunciato di essere incinta. La maternità non è un diritto per le atlete. Spesso sono gli stessi spettatori e tifosi che chiedono di non prevedere nei contratti la gravidanza. Ma la realtà della vita quotidiana delle donne, per fortuna supera la fantasia.
Fa strano – per alcuni – vedere atlete che allattano durante gli allenamenti o le gare sportive. Si pensa che in questo modo le mamme non riescono a fare bene nessuno dei due compiti, che non rendono quanto dovrebbero. Ancora più strano vedere donne che si cimentano in sport ritenuti di esclusiva prerogativa maschile, come è il caso del rugby.
Le attitudini e il genio femminile però ci confermano che quando c’è la passione per un’arte, un mestiere o uno sport, la donna riesce a fare suoi, ambiti che prima erano prerogative solo del mondo maschile.
Emma Ciccarelli, vicepresidente del Forum delle Associazioni familiari e portavoce del coordinamento donne del Forum “DxD”
Questo è il grande potenziale femminile: quello di saper gestire le complessità e di dominarle. La maternità per noi donne non costituisce un limite, tutt’altro, offre energie, risorse e competenze maggiori per affrontare le difficoltà e gli imprevisti, agevola le capacità di coordinamento e di concentrazione, offre la grinta giusta per combattere riuscire. Sono tantissime le donne per le quali la maternità non è un motivo di cui vergognarsi, ma orgoglio e risposta di senso al proprio desiderio di generare. Tania Cagnotto campionessa olimpica, dopo la prima maternità ha ripreso tranquillamente gli allenamenti, e pochi giorni fa ha dato alla luce la seconda figlia, stessa cosa per la collega sportiva Francesca Dallapè.
È ora che usciamo da questa prigione ideologica che trattiene le potenzialità delle donne. La maternità non costituisce alcun limite alla emancipazione delle donne come lo sport deve essere più aperto nei confronti dell’universo femminile.
Si può essere brave mamme e brave professioniste sportive, l’uno non esclude l’altro. Le scienze pedagogiche e psicologiche d’altronde ci confermano che una donna contenta di quello che fa e di quello che è, educa meglio i propri figli.
Per ora però il mondo femminile ha ancora tanta strada da percorrere per ottenere le pari opportunità nel rispetto della differenza!
Nella foto di copertina Elena Facchini mentre allatta il figlio di 5 mesi nello spogliatoio di un campo da rugby, dopo aver giocato (e vinto) una finale scudetto