Tante volte, nell’ultimo anno, abbiamo parlato della dignità delle donne, e ancora più spesso della violazione dei loro diritti, di sfruttamento e “femminicidio”.
Oggi, in questa Giornata internazionale della donna, vorrei invece parlare di noi, donne e religiose. Quante volte e quante persone, di fronte alla costatazione del calo numerico di vocazioni, particolarmente femminili, si sono poste l’interrogativo se vi è ancora un senso e un futuro per questa categoria di donne consacrate nella Chiesa. Per molti anni, in passato, le congregazioni femminili hanno avuto ruoli e offerto servizi di grande rilevanza, specie nel campo della parità e dell’assistenza.
Ma come si presenta la vita religiosa femminile, oggi? Quali sono le sfide che deve affrontare e quali le forze operanti, specialmente nel mondo dell’emarginazione sociale, di fronte alle nuove povertà? I nostri fondatori e fondatrici sono stati capaci di grande visione e profezia.
Non hanno avuto paura di rischiare, di scendere nelle strade e nei luoghi infami della povertà e del degrado sociale per rispondere alle necessità impellenti del loro tempo.
Allo stesso modo, ancora oggi, dobbiamo lasciarci interrogare come donne, religiose e cittadine dalle grande sfide della società in cui siamo inserite e dobbiamo sapere trovare risposte lungimiranti e profetiche, attraverso i nostri servizi agli ultimi, facendoci semi fecondi e originali, all’interno della società e della Chiesa. Dobbiamo, oggi più che mai, essere donne capaci di sognare, di osare, di metterci in gioco con coraggio e amore, in prima persona, per rispondere ai nuovi segni dei tempi e alle nuove richieste di presenza e servizio.