(Foto Ansa)
Il volto dell'immigrazione in Italia è femminile: al 1° gennaio 2016 le straniere presenti nel nostro Paese sono 2,1 milioni, contro poco più di 1,8 milioni di uomini. La superiorià numerica delle donne si registra in particolare tra i maggiorenni: le immigrate rappresentano il 54% degli adulti stranieri. Tra i minorenni, invece, prevale la presenza maschile (52%).
A rilevarlo sono i dati della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) di Milano, che sottolineano come il flusso migratorio sia fortemente cambiato nell'ultimo decennio: dal 1984 al 2007 l'immigrazione è stata prevalentemente maschile, legata ai grandi esodi verso l'Italia dal Marocco e dall'Albania. A partire dal 2007 la situazione ha cominciato a evolversi: nelll'ultimo decennio, con l'ingresso della Romania nell'Unione europea, sono aumentati gli arrivi per ricongiungimento familiare (per lo più femminile) e i flussi dall'Est Europa - nell'ambito del mercato delle badanti e delle assistenti domiciliari - hanno favorito le donne.
Le presenze femminili più consistenti riguardano donne provenienti da Romania, Albania, Marocco, Ucraina, Cina, Moldova, Filippine, Polonia, Perù, India, Ecuador, Sri Lanka, Nigeria e Bulgaria. L'incidenza più bassa delle donne si registra all'interno delle comunitàdi migranti maliani, afghani e senegalesi.
Per quanto riguarda la Lombardia, secondo i dati dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità (Rapporto Orim 2016, L'immigrazione straniera in Lombardia), al 1° luglio 2016 le donne presenti sono 460mila (più di un quinto della popolazione totale). la maggior di loro ha un lavoro, il 30% delle lavoratrici straniere ha un'assunzione a tempo pieno. I mestieri più diffusi? Assistente domiciliare (soprattutto ucraine, polacche e moldove), domestica a ore, adetta alla ristorazione (molte cinesi). Il reddito media varia da meno di 700 euro al mese per le donne egiziane fino a quasi 1.200 euro per le rumene. Moltissime sono madri, ma in molti casi vivono lontane dai loro figli, che hanno dovuto lasciare nei loro Paesi di origine: fra le bulgare e le ucraine solo una su tre ha portato i figli in Italia, fra le polacche meno di due su tre.