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giovedì 28 settembre 2023
 
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"Donne, non andate mai all'ultimo incontro chiarificatore", l'appello della pm dell'omicidio di Giulia

03/06/2023  L'ennesimo femminicidio di una donna al settimo mese di gravidanza scuote il Paese. La rappresentante di Telefono Rosa: "L'amante e la vittima che si sentono per fronteggiare il loro aguzzino, una vicinanza commovente, uno strazio infinito"

Da sinistra, il sostituto procuratore Alessia Menegazzo, il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e il generale Iacopo Mannucci alla conferenza stampa.
Da sinistra, il sostituto procuratore Alessia Menegazzo, il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e il generale Iacopo Mannucci alla conferenza stampa.

Un femminicidio, l'ennesimo, «risolto in 72 ore», hanno detto gli investigatori, malgrado i goffi «tentativi di depistaggio». Due vite stroncati, perché la vittima era incinta di sette mesi. C’è anche l’aggravante della premeditazione: l’assassino, Alessandro Impagnatiello, barman in un hotel di lusso di Milano, cinque minuti prima di entrare in casa, aveva cercato su Internet «come disfarsi di un cadavere in una vasca da bagno» e «come ripulire macchie di bruciato». E un appello inquietante, che fa riflettere: "Donne, non andate mai all'ultimo incontro chiarificatore".  

Il gip di Milano Angela Minerva ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per l’uomo, accusato di aver ucciso la sua fidanzata al settimo mese di gravidanza, accoltellata più volte sabato sera scorso nel loro appartamento di Senago, nel Milanese.

Il 30enne, reo confesso, ha inoltre tentato per due volte di bruciare il corpo della compagna che ha poi nascosto tra le sterpaglie vicino ai box di una palazzina non molto distante da casa. Risponde di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso. Riguardo alla premeditazione per il gip, che cita la giurisprudenza, da quando è sorto il proposito di uccidere al momento in cui Impagnatiello ha accoltellato Giulia non è trascorso un arco di tempo sufficiente per riconoscere l'aggravante. 

Impagnatiello ha spiegato di «aver agito senza un reale motivo perché stressato dalla situazione che si era venuta a creare, menzionando tra l'altro, quale fonte di stress, non solo la gestione delle due ragazze ma anche il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza».

L'interrogatorio di convalida. L'interrogatorio di Impagnatiello è durato meno di un'ora, giusto il tempo di confermare quanto ha confessato, aggiungendo particolari dell'omicidio.
Non è bastato che tra quelle due donne, «maltrattate psicologicamente» da lui allo stesso modo e fino a qualche giorno fa ignare di essere legate allo stesso uomo, si fosse creata una "solidarietà", una "unione", tanto che l'una aveva offerto riparo all'altra. Alessandro Impagnatiello «voleva liberarsi a tutti i costi», secondo i pm, di Giulia Tramontano e lo ha fatto "accanendosi" anche sul corpo, tentando di bruciarlo due volte. E si è presentato pure a casa dell'altra, che per fortuna non ha aperto la porta. «Sono stato io, l'ho accoltellata due o tre volte», ha confessato il 30enne, professione barman in un albergo di lusso a Milano, già padre di un bimbo da un'altra relazione, e capace per mesi di mentire a Giulia, 29 anni, con la quale conviveva nella loro casa di Senago, nel Milanese, ma anche all'altra donna, ex collega con cui si frequentava da poco più di un anno.

E' stato lui domenica, fingendosi preoccupato, a denunciare la scomparsa di Giulia Tramontano, con un lavoro nel settore immobiliare e i genitori che vivono nel Napoletano, arrivati subito a Senago per cercare la figlia, assieme a fratello e sorella. L'ultima immagine di una telecamera di sorveglianza l'aveva ripresa sabato verso le 19 mentre rientrava a casa. Lui è "crollato", davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Rho e all'aggiunto Letizia Mannella e al pubblico ministero Alessia Menegazzo, quando gli investigatori gli hanno contestato anche le tracce di sangue trovate sulle scale del condominio fuori dall'appartamento. Oltre a quelle rinvenute in casa, nella sua auto, alle incongruenze della sua versione, alle immagini recuperate, al contenuto di telefoni e dispositivi sequestrati. Portato in caserma ha fatto ritrovare il corpo: l'aveva buttato in un'intercapedine, un buco dietro dei box in un'area non lontana dall'abitazione e aveva cercato di coprirlo con delle cose appoggiate sopra, come del cellophane.

L'incontro tra le due donne e la solidarietà
Come ricostruito nelle indagini, anche grazie alla testimonianza dell'altra donna, una giovane inglese, verso le 17 di sabato lei e Giulia si erano incontrate per la prima volta in un bar. Da settimane entrambe avevano sospetti su una vita parallela di Impagnatiello. La 23enne inglese, sentita dai pm ai quali ha manifestato "rabbia" contro i comportamenti di lui, ha raccontato che, quando nel pomeriggio di sabato c'è stato quell'incontro chiarificatore, c'è stata una forma di "solidarietà", perché si sono confrontate sui "maltrattamenti", "bugie" comprese, che il 30enne avrebbe messo in atto con entrambe. Tanto che la 23enne disse a Giulia: "Se hai problemi quando torni a casa, vieni a stare da me". Ma la donna ha preferito tornare a Senago. Non sapeva di avere appuntamento col suo assassino.

"Non andate mai all'ultimo incontro chiarificatore" ha sottolineato in conferenza stampa il pubblico ministero Alessia Menegazzo. "Ecco cosa è veramente importante che deve insegnare a noi donne: che non bisogna mai andare all'incontro della spiegazione. Giulia era già andata a un primo incontro della compagna del suo uomo e poi era andata a chiarire tutta la vicenda. E' un momento da non vivere mai, perché è estramemente pericoloso".

Col cadavere di lei non ancora nascosto l’assassino sarebbe poi uscito verso le 2 di notte e si sarebbe presentato sotto casa dell'altra donna cercando di entrare, ma lei "spaventata" non ha aperto. La 23enne quella sera mandò un messaggio a Giulia, si preoccupò perché lei non rispose e a un certo punto sul suo telefono comparve un whatsapp: «ti ho mentito, lasciami in pace» che arrivava dal telefono di Tramontano, ma che avrebbe scritto il 30enne, perché lei era già morta. Lui che aveva pure mandato un messaggio sempre da quel telefono a un'amica di Giulia.

«Giulia Tramontano: 29 anni e una gravidanza al settimo mese. Uccisa lei, ucciso il bambino che portava in grembo. Insieme all’orrore per l’ennesima donna ammazzata da una mano maschile, una nota emozionante di solidarietà tutta femminile», commenta Lella Menzio, presidente della sezione piemontese di Telefono Rosa. «La donna con la quale l’omicida aveva una relazione parallela e che, al di là di ogni aspettativa, cerca Giulia, vuole parlarle, le offre di passare la notte da lei. Intuendo molto bene quanto potesse essere pericoloso quell’uomo. Una vicinanza commovente, uno strazio infinito».

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