“Il dolore e la rabbia degli attentati di Bruxelles non possono fermare la tutela e la protezione internazionale di chi è in fuga dalla guerra e dalla persecuzione. La sicurezza oggi non è a rischio per l’arrivo di persone che hanno visto le loro case e la loro vita distrutta da bombardamenti e da violenze, ma da un terrorismo irrazionale anche nato e cresciuto dentro le nostre città europee”. Così commenta a caldo monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, dopo gli attentati di questa mattina. Perego ha individuato il rischio più immediato del massacro di Bruxelles: l’ulteriore chiusura a riccio dell’Europa, l’inasprimento delle divisioni tra europei e immigrati, l’aumento del tasso di odio razziale, la crescita dei movimenti xenofobi e populisti, la chiusura delle frontiere, l’innalzamento di altri muri, l’esacerbazione delle comunità islamiche in europa, a cominciare dal quartiere islamico Molenbeek, dove è vissuto il capo dei terroristi del Bataclan Salah Abdelslam.
“La nuova strage di Bruxelles non può diventare una ragione in più per innescare un percorso doppio di sofferenza per i migranti: costretti a lasciare il loro Paese, fermati e rifiutati ai confini dell’Europa”, aggiunge Perego. Certamente uno dei più efferati attentati terroristici dell’Europa si ripercuoterà sulla questione dei migranti, a pochi giorni dagli “accordi della vergogna” tra Unione e Turchia, il cui testo è ancora segreto, forse perché “impresentabile”. Per questo, conclude il responsabile delal Fondazione Migrantes, “la sicurezza, anche dopo gli attentati di queste ore a Bruxelles, non può nascere dalla chiusura, ma dal riconoscimento delle persone che va oltre l'identificazione, una relazione nuova con le persone, da percorsi di inclusione sociale: tutto ciò che esclude alimenta contrapposizione e conflittualità sociale. O l'Europa ritorna sui passi della solidarietà o non avrà futuro”. Ma in queste ore è più facile scorgere la fine dell’Europa che il suo futuro.