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lunedì 16 settembre 2024
 
Dialogo
 

Dopo il mondo ortodosso, l'islam: la geopolitica della fede

27/02/2016  Proseguono le aperture di Francesco. Storia e retroscena dell'annunciato summit tra papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar, la più prestigiosa università sunnita del mondo.

Prima la sinagoga e ora la moschea di Roma, visita annunciata durante l’Anno santo della misericordia perché questo giubileo si misura anche sugli incontri con le altre religioni. Dopo il summit con il Patriarca di Mosca Kirill, Bergoglio prosegue sulla strade del dialogo e la Santa Sede fa sapere di un summit tra il Papa e il Grande Imam di al-Azhar, la più prestigiosa università sunnita del mondo. Una delegazione vaticana è stata in Egitto apposta per portare l’invito di papa Francesco. E lui sul volo di ritorno dal Messico ha confermato e ha detto, quasi utilizzando le stesse parole che spese un anno fa per Kirill, che è suo desiderio incontrarlo e anche l’Imam rettore è della stessa opinione.

La Santa Sede sia dal punto di vista diplomatico, che da quello religioso non ha mai interrotto i rapporti con i Paesi musulmani, arabi e non arabi. E’ accaduto con l’Iran sciita e con l’ampio mondo sunnita. L’ultima occasione è stata la partecipazione del cardinale francese Jean-Louis Tauran, pochi giorni fa, al summit interreligioso di Doha. Tauran è un uomo che ben riassume in sé le caratteristiche necessarie a continuare sulla via del dialogo, poiché è presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ma è stato anche a capo della diplomazia vaticana, come ministro degli esteri della Santa Sede. E tutti gli riconoscono la dote di gran tessitore, caratteristica oggi principale del papa e del pontificato.

La Santa Sede ha avuto un ruolo importante per ripristinare cittadinanza internazionale all’Iran sciita e il presidente Rohani lo ha riconosciuto volendo vedere il Papa nella sua prima uscita pubblica dopo la fine delle sanzioni. Ma contestualmente la Santa Sede non ha interrotto il lavoro di tessitura e di ricucitura dei rapporti con i sunniti. Serviva, però, un annuncio che avesse anche valore sulla scena mediatica. E così prima si è parlato della visita alla moschea di Roma, che dipende dalle autorità saudite, e poi del summit a Roma con il Grande Iman di al-Azhar.

I rapporti con al-Azhar sono congelati dal 2011,
quando Benedetto XVI aveva espresso rammarico per la poca protezione offerta i cristiani copti in Egitto, colpiti da un attentato ad una chiesa ad Alessandria d’Egitto costato 21 morti tra i fedeli. Il Cairo si era risentito e aveva richiamato l’ambasciatore presso la Santa Sede e l’università aveva sospeso ogni rapporti con il Vaticano, evocando di nuovo il famoso discorso di Ratisbona. La diplomazia di Francesco e il suo stile hanno fatto la differenza. E dopo la visita di Rohani in Vaticano l’inquieto mondo sunnita rischiava di rimanere fuori dalla porta non affatto per volontà della Santa Sede, ma a causa delle proprie divisioni interne. La Santa Sede ha offerto una mano e ha rimesso i sunniti al centro del gioco.

Non è dunque solo una tappa del normale dialogo interreligioso, ma è un gesto che nell’attuale situazione mediorientale non si può definire piccolo passo. Tutti sono preoccupati dell’avanzata del Califfato e della propaganda sulle masse musulmane dell’uso della violenza in nome di Dio. Lo sono i cristiani e la Santa Sede, ma lo sono anche i musulmani. Al vertice di Doha, pochi giorni fa, è stato detto con grande chiarezza da parte degli esponenti sunniti. Anche al-Azhar lo ha fatto più volte condannato lo Stato Islamico del Califfato. Ma le sue posizioni sono state quasi sempre relegate in un cono d’ombra mediatico. Un incontro tra il Grande Imam e il Papa, magari contestualmente ad una visita di Bergoglio alla moschea di Roma, può servire a sostenere l’Islam nella lotta contro l’Isis e ad aiutarlo ad affrontare la crisi interna, standogli vicino.

 
 
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