Un incidente stradale, un lutto improvviso oppure una calamità naturale, sono solo alcuni tra gli eventi che superano l’ambito della normale esperienza e che, conseguentemente, rappresentano traumi tali da indurre stress psicologico in chiunque li abbia vissuti. Venir travolti da un evento di questo tipo, come il terremoto che ha recentemente colpito il centro Italia, mette a durissima prova le nostre capacità di adattamento e la nostra salute psicologica, dando luogo a reazioni conosciute come Disturbo post traumatico da stress (Dpts).
«Per definizione i disturbi da stress post traumatico sono la conseguenza dell’essere stati esposti a un avvenimento traumatico inteso come una forma qualsiasi di danno importante», afferma il professor Angelo Gemignani, direttore U.O. Psicologia clinica dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana. «È ovvio che più il contatto con l’esperienza traumatica è stato diretto, maggiore sarà l’impatto emotivo e fisico e più alte le probabilità che si vada incontro a disturbi».
I rischi per la sfera psicologica sono legati all’insorgenza di patologie, spesso gravi, conseguenti al vissuto traumatico e alle emozioni di paura e angoscia, che non si esauriscono nel breve periodo ma possono protrarsi nel tempo, come spiega la dottoressa Maria Cristina Strocchi, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale: «Tra i sintomi del Dpts ci sono i ricordi spiacevoli e intrusivi sull’evento, che comprendono immagini, pensieri o percezioni. Chi ne soffre prova malessere fisico, paura per il futuro e senso di impotenza, nonché un intenso disagio nell’esposizione a situazioni che ricordino l’evento traumatico».
Se da un lato l’ansia può spingere l’individuo a dare il massimo, dall’altro può limitare la sua esistenza inducendo alterazioni neurologiche, fisiologiche, comportamentali e cognitive che aumentano la probabilità di manifestare patologie. L’esposizione a eventi traumatici innesca tutta una serie di modificazioni dei livelli ormonali (cortisolo e catecolamine, nelle donne anche gli estrogeni), alterazioni del sonno, e nel lungo termine variazioni cardiovascolari.
EFFETTI, EMOZIONI E RISCHI
Studi sugli animali hanno evidenziato cambiamenti fisiologici e morfologici in molte regioni cerebrali, in particolare nell’amigdala, nell’ippocampo e nella corteccia prefrontale.
«Tuttavia, anche in situazioni drammatiche come un cataclisma naturale o un evento luttuoso, le vittime possono sperimentare emozioni positive, altrettanto intense e persistenti di quelle negative», sottolinea il professor Gemignani. «È noto infatti che l’esposizione a eventi avversi provoca una vasta gamma di reazioni psicopatologiche, ma non è così chiaro come l’esistenza di emozioni positive possa in qualche modo ridurre l’impatto del trauma. Studi specifici sull’adattamento allo stress hanno dimostrato come i fattori di personalità relativamente stabili, ad esempio la felicità e l’ottimismo, possano mediare gli effetti negativi dello stress».
A questo proposito, alcuni esprimenti dimostrano che, di fronte a eventi di vita negativi, persone che in precedenza hanno avuto esperienze positive, attingevano da questo “bagaglio emotivo” per poter esercitare un tale controllo psicologico in modo da adattarsi al cambiamento, ed esibire una minore vulnerabilità nei confronti delle classiche patologie da stress.
«Conoscere le proprie emozioni e saper controllare i loro effetti sul comportamento e sulla salute psicologica, attraverso una formazione specifica con l’aiuto di corsi e tecniche da attuarsi ovviamente in periodi precedenti al disastro, ci permetterebbe di controllare le nostre emozioni, le nostre ansie e paure in modo da essere in grado di adattarci anche a situazioni drammatiche», commenta il professor Gemignani. A una prevenzione primaria deve seguire una prevenzione secondaria, in cui rientrano interventi di sostegno psicologico, successivi all’evento per sostenere le persone colpite dalla reazione acuta di stress (attacco di panico), evitando così che questo si trasformi in un disturbo post traumatico.
PREVENZIONE E CURA
«Dopo un mese dall’evento traumatico si può affrontare una terapia apposita di rielaborazione dei traumi», conclude la dottoressa Maria Cristina Strocchi. «Guarire è possibile, ma è molto importante il sostegno di amici e familiari che comprendano e incoraggino la vittima. In caso di insorgenza di uno o più sintomi del Dpts si consiglia di intraprendere una terapia cognitivo-comportamentale, che prevede l’inizio della cura nei primi giorni successivi al trauma». L’obiettivo è quello di aiutare a elaborare l’evento e a “incanalare” le emozioni, in modo da arrivare lentamente a non viverle più.
In generale, dal punto di vista psicologico, le due categorie più a rischio sono i bambini e gli anziani. Nel primo caso, la psicoterapia viene praticata anche sui genitori e sugli insegnanti, in modo da creare una vera e propria rete attorno al piccolo, per aiutarlo nella guarigione. È un lavoro da portare avanti con delicatezza, ma senza perdere tempo. Ci sono studi che, nei bimbi vittime di traumi importanti, hanno evidenziato il pericolo di un ritardo nello sviluppo fisico e cognitivo, difficile da recuperare se non si interviene subito.
PIÙ COLPITE LE DONNE
Studi recenti dimostrano come l’esposizione a un evento traumatico aumenti la probabilità di sviluppare il Disturbo post traumatico da stress nelle donne rispetto agli uomini. Questo dato è supportato anche da evidenze sperimentali ottenute in una ricerca condotta negli individui sopravvissuti all’attacco terroristico alle Torri Gemelle e ai terremoti in Molise nel 2002 e dell’Abruzzo nel 2009, che mostra come circa la metà dei soggetti studiati sviluppavano questa patologia. È importante tenere conto delle differenti modalità individuali di risposta al trauma, e del fatto che ogni reazione soggettiva deve essere analizzata anche in termini oggettivi sulla base delle caratteristiche del trauma stesso, quali ad esempio l’imprevedibilità e l’intensità.
CHI SOFFRE DI MENO
Studi specifici nel campo dell’adattamento allo stress hanno dimostrato come fattori di personalità relativamente stabili, ad esempio l’ottimismo, possano mediare gli effetti negativi dello stress.
LE TRE COSE DA SAPERE
La dott.ssa Cristina Marzano dell’Istituto Beck di Roma, traccia un identikit del Dpts.
* Si manifesta con pensieri e memorie autobiografiche indesiderate, incubi, reazioni emotive intense in presenza di eventi e stimoli legati all’evento traumatico.
* I rimedi consistono nel migliorare il proprio stile curando il sonno, l’attività fisica e l’alimentazione.
* Nei casi più gravi si consiglia di rivolgersi a uno specialista che prescriverà l’uso di farmaci, generalmente stabilizzanti dell’umore.