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lunedì 12 maggio 2025
 
politica
 

Dopo le parole di Francesco rivediamo la legge sull'aborto

24/11/2016  Le parole del Papa sono state strumentalizzate in maniera indecorosa. C'è persino chi ne ha approfittato per dare contro ai medici obiettori. In realtà è ora di riaprire il dibattito. Ripartendo anche da Pasolini e Bobbio

Il tweet dell'onorevole Monica Cirinnà dopo la decisione del Papa di estendere a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere per il peccato di aborto.
Il tweet dell'onorevole Monica Cirinnà dopo la decisione del Papa di estendere a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere per il peccato di aborto.


C’è da rimanere sconvolti e sdegnati di fronte alla confusione e spesso alla strumentalizzazione che è stata fatta della decisione di papa Francesco di favorire un cammino di conversione per le donne che hanno vissuto il dramma dell'aborto.
Con la lettera apostolica Misericordia et misera il Papa non aveva nessuna intenzione di minimizzare il peccato di aborto, che resta gravissimo. “Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato perché pone fine a una vita innocente”. Più chiaro di così. E invece molti esponenti politici, intellettuali libertari o pseudotradizionalisti (si sa che gli estremi si attraggono come pianeti)  lo hanno trasformato in una specie di “liberi tutti”. Uno dei primati va all’onorevole del Pd Monica Cirinnà, la relatrice della legge sulle Unioni civili, che ha twittato: “Ora non ci sono più scuse,basta medici obiettori. Deve essere garantito sempre e ovunque diritto donne a #aborto libera scelta dolorosissima”. E che dire del quotidiano romano che ha titolato “Abortite pure, il Papa vi perdona”? Ma l'interpretazione mainstream di molti organi di stampa non è stata molto diversa. Se non avessimo al potere una classe politica del genere e una stampa del genere forse avremmo potuto prendere spunto e forza dalle parole misericordiose del Papa per dare il via - senza più timori -  almeno a un nuovo dibattito su una legge, la 194, nata per proteggere le donne dalle mammane (la cosiddetta “riduzione del danno” dei radicali) e trasformatasi nella legalizzazione del suo uso in senso contraccettivo.


Tra l’altro a quel tempo non c’erano le ecografie e oggi chiunque, a  partire dai giovani, possono vedere che dentro quel grembo prima dei tre mesi c’è una vita in carne e ossa: un cuoricino che batte, sangue, cervello, anima. E invece si stravolgono le parole del Papa per portare avanti il proprio sterile totalitarismo libertario che vorrebbe imporre di spegnere la voce di quei medici che si rifiutano di mettere fine a una vita nascente.

Noi pensiamo che sia venuta ora di riaprire quel dibattito, quanto mai lecito e opportuno non solo a destra ma anche a sinistra. Poiché, come scriveva il suo padre nobile Norberto Bobbio, il fine della sinistra è sempre stato la difesa dei più deboli e dunque cosa c'è di più debole di una vita nascente nel grembo materno? Sarebbe un momento di crescita e di maturazione di questo Paese se ci chiedessimo come mai non vi è mai stato quello sviluppo dei centri di ascolto e dei consultori in difesa della vita che dovevano essere il cardine della legge. E il dibattito dovrebbe essere riproposto anche a partire da coloro che citano sempre Pasolini come maitre-à-penser, senza ricordarsi che Pasolini si opponeva all’aborto, a differenza degli intellettuali dell’epoca, unico, vero, autentico anticonformista serio di quell’epoca.    

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